Le fortune non arrivano a caso

Qualcuno potrebbe obiettare che alla prima madre natura ha concesso molto di più.
Spesso però le fortune, specialmente in ambito imprenditoriale, non arrivano per caso: sono frutto d’investimenti, tentativi, sforzi e cura dei minimi particolari. E quanti capitani d’industria valsabbini, del passato e del presente, lo testimoniano.  

L’Alto Adige, un luogo da secoli impregnato di tradizioni, ha saputo aprirsi al turismo con eccellenti risultati, in maniera moderna.
Un popolo chiuso, pur mantenendo gelosamente le proprie usanze e i propri costumi, si è saputo rinnovare promuovendo ciò che la natura gli ha donato.

D’estate come d’inverno il Sudtirol offre, oltre a spettacolari panorami e vegetazione conservata in modo eccellente, molteplici attività: sci alpino e di fondo, escursionismo, mountain bike, arrampicata, rafting, canyoning, percorsi avventura con funi e tanto altro (persino un’altalena gigante sulla cima di una montagna con cui si viene lanciati nel vuoto).
Strutture, servizi e attività per ogni tasca. Il tutto accompagnato da cortesia e delicatezza.

L’ingegno applicato alla volontà d’investire in modo intelligente richiama turisti dall’Europa, in gran parte clienti fidelizzati.
Ciò significa che chi ci va si trova bene, fa buona pubblicità con amici (il vecchio passaparola), e torna. C’è chi contesta le parecchie agevolazioni offerte da Roma per via della Provincia a statuto autonomo. Tuttavia anche se lo status particolare agevola il successo del luogo, non ne è certamente l’artefice principale (Sicilia docet).

Ora faccio un passo indietro.
Capita che nell’estate 2013 mi trovi a Hong Kong per una summer school in “Politica e governo della Cina”. E che il primo giorno, entrando in classe, mi sieda accanto a una ragazza olandese. Presentazioni e convenevoli prima che la lezione cominci.
Alla mia classica domanda “Sei mai venuta in Italia? Che posti hai visitato?” rispose: “Son stata con la mia famiglia sul lago d’Idro.”

Lei entusiasta, io meravigliato.
Perché se tuttora questa ragazza porta con sé un ricordo tanto positivo di una Valle Sabbia così timida nei confronti del turismo, immaginate le potenzialità che potrebbe avere “casa nostra” con investimenti mirati e voglia di mettersi in gioco.

Kitesurfing, mountain bike, camminate nella natura: attività presenti che devono essere maggiormente diffuse e pubblicizzate. Perché nel mondo di oggi non basta avere, è necessario promuovere. I mezzi sono svariati, internet è il più potente.

L’esempio di Casto è d’avanguardia. Un bosco con delle vecchie fucine circondato da pareti di roccia calcarea trasformato in uno dei parchi più rinomati per l’offerta di vie ferrate adatte a tutti i livelli.
Un punto di partenza per immaginare il futuro turistico della valle.

Ci sono altrettante iniziative, magari conosciute a livello locale, ma a cui manca slancio nazionale o internazionale. Armati di offerte e proposte dobbiamo bussare agli schermi dei computer dei nostri compatrioti, oltre a quelli di olandesi, tedeschi e belgi (che in gran parte già ci conoscono!).

Possibile che un formaggio così rinomato come il bagoss non abbia un museo interattivo?
Capovalle e Treviso Bresciano, paesini dal sapore rustico e antico. La rocca d’Anfo e il Lago d’Idro. Il verde delle Pertiche. Il carnevale di Bagolino. La neve del Gaver e del Maniva.

Il settore turistico del divertimento è vivissimo, ma c’è anche quello di coppie in cerca di quiete e riposo, o di famiglie desiderose di luoghi immersi nella natura per i bambini. Puntiamo su questo turismo “sano”.

La Valle Sabbia ha mille risorse e tanto da offrire, forse più di quanto possiamo immaginare, bisogna “solamente” ingegnarsi, pensando a come valorizzarla e farla conoscere, magari aprendo(si) di più all’altro.