25 Marzo 2017, 09.20
Valsabbia
Economia rurale

Le sfide della montagna bresciana

di Valerio Corradi

L’integrazione fra le singole realtà vallive, i fondovalle e la fascia urbana di pianura è una questione che rimane attuale per le valli bresciane e per la Valle Sabbia in particolare. Quali sfide ci attendono? E in che modo vanno affrontate?


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Negli scorsi decenni, da una parte si è fatta sentire una generale attrazione dei grandi e medi poli urbani di pianura che hanno attirato risorse montane, popolazione, risorse naturali e capitali, producendo un parziale svuotamento delle frazioni più elevate e di parte delle attività economiche tradizionali in primis agricoltura, allevamento e artigianato. Dall’altra parte, la popolazione che non è definitivamente fuoriuscita dall’ambito valligiano ha rilocalizzato la propria residenza vicino ai nuovi luoghi del lavoro, producendo concentrazioni nei fondovalle e nelle aree pedemontane più prossime ai centri di maggiore attrazione.

Le sfide della montagna bresciana riguardano oggi le possibili inversioni di tendenza allo spopolamento e all’invecchiamento della popolazione, la convivenza tra relativa staticità del sistema economico e punte di eccellenza e di potenzialità (agricoltura, prodotti tipici di qualità, industria turistica, ecc.) all’interno di un quadro con qualità ambientale mediamente alta contrapposta alla forte pressione sui fondovalle di per sé dotato di migliore infrastrutturazione. Rimangono poi i problemi di accessibilità in particolare per le alte quote, il collegamento tra aree forti e aree deboli e la necessità di irrobustire il tessuto produttivo affiancandogli nuove attività.

E’ emblematico osservare le differenziazioni interne al processo di sviluppo dell’intera montagna bresciana e di alcune sue porzioni poste a confronto con il ciclo di sviluppo medio della Lombardia. A fronte di una tendenza positiva dell’aggregato montano, differenze di tono si colgono per alcuni territori specifici, fino a cogliere la criticità evidenti delle terre più alte le quali descrivono una traiettoria negativa senza segnali di capacità di inversione.

Permane comunque, nel complesso, il carattere di una montagna bresciana che si presenta eterogenea al suo interno per evidenti diversità ecologiche e culturali alle quali corrisponde una secolare attitudine a reagire con un proprio ordine, una propria gestione delle risorse scarse ed incerte, una propria omogeneità ed identità. Rispetto a questa situazione non è certamente appropriato un approccio alla montagna come territorio svantaggiato e da assistere con contributi a fondo perduto, presupposto fondante sulla base del quale sono state, nel passato, definite normative e strumenti di sviluppo per questi territori.

E’ invece più appropriata una interpretazione della montagna come ambito in evoluzione consapevole della diversità, orientato verso un uso efficiente delle risorse disponibili, propenso a fare leva sulle potenzialità e a valorizzare la definizione locale delle priorità.




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