19 Ottobre 2014, 07.51
Valsabbia
Lettere

Un sistema policentrico per la Valle Sabbia

di Federico Ferroni

Quando la Valle Sabbia diventerà un unico Comune? Potrebbe essere questa la strada per uscire dalla marginalità che sta spingendo la nostra valle sempre più in periferia


I cittadini valsabbini, con caparbietà, stanno raccogliendo firme per salvare l’ambulanza medicalizzata. E’ un servizio essenziale perché è in gioco la vita delle persone. Il fatto che questo servizio sia minacciato non può che generare preoccupazione e incredulità: proprio questo dovete tagliare?
Ma rispondiamoci con sincerità: perché ci stanno “provando”? Perché ci vedono deboli e marginali. E le prospettive future non sono rosee...

Il processo di contenimento della spesa pubblica, la riforma delle province con il conseguente progressivo spostamento dei poteri decisionali da Brescia verso Milano, renderanno sempre più periferica e fragile la nostra posizione.
Questo perché la lotta tra i territori per accaparrarsi le ridotte risorse diventerà sempre più agguerrita e saranno i soggetti più forti, le nuove città metropolitane ed i grandi comuni, ad avere la meglio nei nostri confronti, con i nostri piccoli comuni.

Cos’hanno che noi non abbiamo?
Hanno, prima di tutto, un peso elettorale e una forza culturale che noi, attualmente, non abbiamo; hanno una macchina amministrativa che, fornendo servizi a centinaia di migliaia di persone, può, grazie alle economie di scala, aumentarne l’efficienza e ridurne i costi.
Hanno la possibilità di investire nella formazione del personale e nella qualità dei loro strumenti informatici.
Hanno la possibilità di avere personale adeguatamente formato che si occupa esclusivamente di reperire fondi.

Hanno, in sostanza, la possibilità di investire e accrescere la loro forza a discapito proprio della nostra, perché noi continueremo a pagare imposte alte per servizi e opere delle quali non beneficeremo e, per assurdo, le riduzioni di spesa su base regionale avverranno più facilmente da noi perché la nostra voce è talmente flebile e lontana che non disturba nessuno.

Prendiamo, per esempio, uno dei nostri comuni più rappresentativi, il comune di Vestone (4.468 abitanti): che peso potrà avere quando da solo, magari in competizione con il comune di Brescia (192.749 abitanti), dovrà chiedere un finanziamento a Milano?

Noi siamo un territorio morfologicamente e culturalmente omogeneo, ma istituzionalmente suddiviso in una pluralità di piccoli comuni e, quello che alla luce di quanto detto sopra può sembrare solo causa di debolezza, potrebbe diventare, invece, un punto di forza perché l’unione dei nostri piccoli comuni partirebbe proprio da una condizione di sostanziale omogeneità che ci consentirebbe di creare un forte sistema policentrico capace di valorizzare le diverse realtà comunali, componendole in un unico sistema.
Un sistema forte di un adeguato bacino d’utenza, in grado di promuovere le eccellenze evitando, al contempo, inutili doppioni.

Il processo istituzionale di unificazione
è, in realtà, già parzialmente avviato grazie alla presenza della comunità montana e al supporto di Secoval.
Si tratta, però, di scegliere se rimanere divisi e deboli o diventare un unico comune, con un peso elettorale consistente e con la capacità di assicurarci: qualità, modernità, massa critica, divenendo attrattivi verso persone e imprese.

Quali sono gli ostacoli?
Ovviamente sono diversi: sia tecnici che culturali. Ma, da più parti, si sente anche che il principale impedimento sarebbe il campanilismo che caratterizza, ad oggi e in misura determinante, il nostro modo di interpretare il territorio in cui viviamo.

Ma, a questo proposito, mi sembra giusto non confondere l’amore per il luogo in cui si cresce e si vive con il campanilismo.

Il primo, è un sentimento profondo condiviso da molti di noi.
Nel mondo contemporaneo, questo legame viene sminuito a vantaggio del cittadino globale, ossia di colui che, non avendo vincoli con persone o luoghi, può fluttuare nel mondo. Io credo, invece, che i rapporti con le persone e con i luoghi determinino in profondità ciò che siamo e  vanno pertanto curati e rispettati.
Perché il luogo in cui siamo cresciuti e in cui viviamo non è solo lo sfondo degli avvenimenti più importanti della nostra vita, ma è tutt’uno con essi e ha la stessa forza degli odori nel rendere immediato il ricordo consentendoci, emozionandoci, di vivere in contatto con noi stessi.

Il campanilismo, invece, non ha, secondo me, la stessa dignità e profondità dell’amore per il luogo in cui si vive perché il campanilismo è il movimento che compie colui che rinuncia a sé e sceglie di annullarsi in qualcosa che immagina più grande e più degno.
E’ colui che si inorgoglisce non di sé, ma di quello che realizzano le persone che vivono intorno a lui.

Se vogliamo, il campanilismo poteva essere un utile strumento interpretativo della propria esistenza per le persone che vivevano in Valle Sabbia 60 anni fa, quando l’intera vita delle persone aveva come unico orizzonte quello del proprio paese.
Ma gli sviluppi sociali verificatisi nel corso delle ultime due generazioni hanno, letteralmente, cancellato modalità di vita che sopravvivevano da secoli.
Non è più la terra in senso lato a dettare i tempi della nostra esistenza: quanti valsabbini vivono oggi di pastorizia, agricoltura o lavori affini? Quanti sono privi di automobile, televisione, computer, internet ecc.? Quanti vivono la loro vita esclusivamente all’interno del proprio paese?

Altri territori, anche molto vicini a noi, hanno già compreso che non possiamo permetterci di organizzare il nostro presente e pianificare il nostro futuro sulla base di categorie che non hanno più aderenza con la vita che conduciamo oggi.
Proprio perché il territorio in cui viviamo è estremamente importante, sarebbe più lungimirante trovare il coraggio di organizzarci in modo nuovo perché solo attraverso nuove modalità organizzative potremo garantirci un futuro. Ritardare o, peggio, rinviare questo processo potrebbe essere fatale per la nostra comunità.

Se immaginiamo
che non solo il comune nel quale viviamo è nostro, ma che tutta la Valle Sabbia ci appartiene, con tutte le sue bellezze e, soprattutto, con tutte le sue potenzialità, noi saremo molto più ricchi, non solo di beni, ma soprattutto di futuro.
Abitanti in Valle Sabbia al 31.12.2011 - 66.493

Federico Ferroni




Commenti:
ID50945 - 19/10/2014 08:51:45 - (agogo) - lettera Sig. Ferroni

Concordo pienamente con quanto scrive il Sig. Federico pero' ho paura che la gente sia ancora troppo campanilista. Ci vorrebbero dei politici illuminati che si diano questo obbiettivo e cerchino di realizzarlo.

ID50948 - 19/10/2014 13:26:49 - (Capitano) - Trovo la lettera e l'auspicio di buonsenso ma direi che qualsiasi Unione tra comuni ora precorre i tempi.

Non essendoci una chiara normativa dietro, il rischio è di avere un Unione di comuni ma senza la normativa che regola i trasferimenti dalla Regione alla Unione, con la probabile conclusione di dover pietire, peggio di oggi, i fondi spettanti al nuovo soggetto amministrativo (l'unione appunto). Non si capisce cmq come mai siano sempre i comuni messi sul banco degli imputati con l'accusa di essere causa di duplicazione di costi e funzioni. Comunità Montane e Province (NO, NON SONO STATE ABOLITE!!!) sono forse enti virtuosi? Una parola sulla medicalizzata. In Vallesabbia si pagano le tasse come a Milano o Brescia per avere in cambio servizi dallo Stato. Atrimenti si dica che ci si deve arrangiare..non paghiamo le tasse dovute x quel servizio e con quei soldi si paga la medicalizzata. La medicalizzata è merce di scambio per qualcosa..i ns sindaci (se se ne rendono conto) dovrebbero andare a tirare il cravattino di qualcuno a Milano

ID50951 - 19/10/2014 14:13:27 - (zine) -

I miei complimenti a Ferroni per l'articolo. Il mio suggerimento:Conca d'oro: unione di Agnosine, Bione, Odolo e Preseglie.Zona Vestone: Vestone, Pertica Alta, Pertica Bassa, Treviso Bresciano e magari anche Casto e Mura.Zona Sabbio Chiese: Sabbio Chiese, Provaglio VS e Barghe.Zona lago d'Idro, la più complicata: Idro, Anfo e Bagolino.Sarebbe un buon inizio.

ID50952 - 19/10/2014 14:13:50 - (zine) - Giusto!!

I miei complimenti a Ferroni per l'articolo. Il mio suggerimento:Conca d'oro: unione di Agnosine, Bione, Odolo e Preseglie.Zona Vestone: Vestone, Pertica Alta, Pertica Bassa, Treviso Bresciano e magari anche Casto e Mura.Zona Sabbio Chiese: Sabbio Chiese, Provaglio VS e Barghe.Zona lago d'Idro, la più complicata: Idro, Anfo e Bagolino.Sarebbe un buon inizio.

ID50954 - 19/10/2014 15:00:26 - (Aldo Vaglia) -

Sono oltre 40 anni che si parla di fusione di comuni. La Comunita' Montana aveva tra le sue finalita': la promozione delle unioni di Comuni, nonche' la fusione di tutti o in parte dei Comuni associati. Non si e' fatto nulla in questa direzione nemmeno quando l'istituzione dei distretti scolastici ha reso piu' alto il dibattito in quel senso, e nemmeno in seguito. Piu' che il campanilismo ha prevalso la difesa dei cadreghini dei vari amministratori, sempre concordi nella difesa dello "status quo" e nemici di ogni cambiamento. Pronti ad addossare le colpe della loro ignavia ai cittadini a cui non hanno mai chiesto il loro parere.

ID50959 - 19/10/2014 18:21:21 - (Mel) -

Oltre al campanilismo aggiungiamo il poltronismo a discapito del territorio .... Complimenti per l'articolo condivido anche se la vedo dura assai ...

ID50960 - 19/10/2014 18:38:33 - (ventug) - unione di comuni

il problema delle periferie è che ci sarà sempre una periferia di qualcosa, quindi vedo meglio pure io delle fusione per zone, come scritto da zine, non penso sia questione di poltrone, ma la voglia di dar voce ai propri territori che sono poco abitati ma particolarmente estesi.i tempi in alcune zone potrebbero essere maturi. Forza sindaci siate audaci...

ID50962 - 19/10/2014 19:19:24 - (Mel) - Può essere sig ventug

Che non sia un problema di poltrone. Me lo auguro con tutto il cuore. Visto che ora c'è in ballo un banale problema del ambulanza vediamo come rispondono i politici della valle ..,. O meglio ... Cosa sono disposti a fare, in merito, se lottare giocandosi la Cadrega oppure lasciando fare al fato .... Il problema della valle è che abia o un sacco di fenomeni .... Ma senza attributi .... Si vede che devono sempre se render conto a qualcuno....

ID50963 - 19/10/2014 19:20:33 - (Mel) - Può essere sig ventug

Che non sia un problema di poltrone. Me lo auguro con tutto il cuore. Visto che ora c'è in ballo un banale problema del ambulanza vediamo come rispondono i politici della valle ..,. O meglio ... Cosa sono disposti a fare, in merito, se lottare giocandosi la Cadrega oppure lasciando fare al fato .... Il problema della valle è che abbiamo un sacco di fenomeni .... Di lunga data .... Ma senza attributi .... Si vede che devono sempre se render conto a qualcuno.... Ovviamente mi sbaglio !

ID50968 - 19/10/2014 21:04:14 - (Giacomino) - ssottoscrivo in toto

le argomentazioni del sig.Ferroni. Io non credo che l'ostacolo sia il cosidetto campanilismo da parte degli abitanti ma piuttosto un problema di ignavia da parte dei rappresentanti delle istituzioni. Il popolo é sempre un metro più avanti dei suoi leader, ricordiamolo. Luigi Melzani

ID50972 - 19/10/2014 23:51:50 - (ric) -

Non facciamo passare l'idea che lo spreco sia nei comuni....Lo spreco sta a Roma nei ministeri nei poltronifici statali...Non credo sia fattibile comunque unire comuni tanto diversi come Bagolino e Idro o Lavenone.....Il fatto è che di soldi non ce ne sono più e non ci saranno finchè i soldi del Nord andranno a tappare i buchi fatti dal dopoguerra ad oggi da politici criminali che regalavano pensioni e privilegi ai soliti parassiti!!!!

ID50980 - 20/10/2014 09:32:18 - (Leretico) - Perché condivido

Il senso di questa lettera è molto chiaro e credo di una lucidità importante. Non si può pensare il futuro della nostra valle in un'ottica chiusa al mondo, pena l'isolamento e il declino destinati alla periferia. Non quindi solo una questione di risorse, anche se determinanti. E' una questione di visibilità, di identità, di coordinata rappresentazione dei propri interessi. La frammentazione politica è debolezza, l'unione è la forza. Quale futuro potrà mai avere la Vallesabbia senza l'ausilio di questa forza? nessuno. Superare i campanilismi non è facile, perché è molto più semplice inneggiare al giardinetto e alla sicurezza di quest'ultimo, che spaziare nel campo aperto di ciò che è nuovo. E' necessario quindi il coraggio e la visione, la determinazione e l'intelligenza rivolta al futuro. La valle non è più quella di dieci anni fa, nemmeno quella di cinque. Spero che almeno

ID50987 - 20/10/2014 13:44:27 - (Leretico) - continua

gli amministratori e i dirigenti attuali lo abbiano capito.

ID50992 - 20/10/2014 14:14:31 - (Dru) - L'unione fa la forza ? o piuttosto è la separazione a farla ?

L'unione o aggregazione, che è l'atto di aggregare, significa (è la) virtù politica, è così nell'immaginario collettivo e nel senso comune e nella coscienza scientifica e filosofica,è questo il principio della politica, ma è ancora vero? Frattanto definiamo la virtù. Virtuoso è colui che è alleato con la potenza massima in verità: virtù deriva da "vir" o forza e la forza è tradizionalmente la forza o di cambiare o di trattenere il cambiamento per come le cose stanno. Oggi il significato di virtuoso per il senso comune ha un connotato diverso, quasi mieloso, spesso il virtuoso è colui che se ne sta accovacciato in un angolo contrapposto alla vera potenza, ma perché ? Perché ciò che va trattenuto o ciò che va cambiato non è di per sé trattenibile o cambiabile. Questo "ciò" è il processo storico in cui la realtà si cala e che

ID50996 - 20/10/2014 14:42:37 - (Dru) - ..azzo sto vallesabbianews che tronca i commenti. tento di ricostruire l'ultima mia proposizione--

riduce l'uomo virtuoso in uomo mieloso e lo dispone in quell'angolo così accovacciato.Il processo storico delle cose (degli enti dicono i filosofi), l'azione della storia sulle cose, non ammette che un unico principio, il principio della produzione, o generazione e distruzione, che è il processo dell'entificazione del nulla, anche la storia in questo è epistemica, cioè metastorica, ma come processo delle cose, è invece molto fisica come libertà delle stesse di essere come di non essere. Quest'ultimo lato della storia, che si contrappone alle filosofie della storia che a questo lato della storia devono pagare pegno, è la coerenza della potenza, se la potenza è libertà che le cose siano e non siano.

ID51001 - 20/10/2014 15:19:11 - (Dru) -

In parole povere, questa potenza ha ridotto l'uomo virtuoso in uomo mieloso: l'uomo forte in quanto stante sul divenire storico (l'uomo epistemico), in uomo debole in quanto opponente a questo divenire (l'uomo che si rifa ancora all'episteme). In questa coscienza storica, quell'uomo che si faceva virtuoso, credendo di dominare la potenza tramite le leggi, tutte le leggi, anche quelle politiche, ma anche quelle morali o la stessa definizione qui data di politica (ogni definizione di una cosa è il tentativo di ingabbiare questa cosa nella definizione, fin tanto che la definizione può sulla cosa),"diventa" uomo mieloso. La forza, nel processo storico è la libertà dell'ente nell'unione e nella separazione dall'essere quello che è, quando è e quello che non è, quando non è.

ID51004 - 20/10/2014 15:35:12 - (Dru) - concludo

Per quanto dice la Storia, è sbagliato soffermarsi sulla definizione, o azione di definire qualcosa, se si vuole essere potenti, in quanto la potenza è la libertà dalla determinazione, azione di determinare qualcosa (in scienza l'indeterminazione ? per riflettere). In questo caso, nella contingenza dello scritto proposto da Federico, molto intelligente, non è significativo cercare di capire se è meglio l'unione o la separazione, ma di constatare se ciò che è è o non è, e quindi se l'attuale produce ciò che vogliamo dall'attuale o altrimenti provare un altro attuale (sperimentazione)

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