23 Luglio 2008, 00.00
Valsabbia - C
Ansia

Quando una sana emozione diventa un problema?

Sono sempre piů numerose le persone che affermano di soffrire di “attacchi di panico”, di eccessive tensioni, di problemi di insonnia legati a un persistente stile preoccupato nell’affrontare i problemi della vita.

Sono sempre più numerose le persone che affermano di soffrire di “attacchi di panico”, di eccessive tensioni, di problemi di insonnia legati a un persistente stile preoccupato nell’affrontare i problemi della vita.

Queste difficoltà fino a che punto rientrano nella normalità? Quando diventano un problema e compromettono eccessivamente il benessere dell’individuo?
L’ansia è un fenomeno emozionale complesso costituito da reazioni fisiologiche (il cuore che batte forte, salivazione ridotta etc.), comportamenti osservabili (una persona può fumare nervosamente, camminare velocemente, parlare in modo molto rapido, ecc.) e da pensieri che contengono il timore di qualcosa (“temo che mi stia venendo un attacco di cuore”, “il mio capo sicuramente mi licenzierà”, ecc.).
La reazione fisica dell’ansia è coincidente alla reazione di paura; la paura è un’emozione che in genere è considerata associata a qualche pericolo reale che possa mettere a rischio la nostra incolumità. L’ansia può essere vista come una paura più “psicologica”: si può percepire uno stato ansioso senza riuscire ad individuarne il motivo. A volte, per esempio, semplicemente si è costantemente timorosi di fallire e di non riuscire a portare a termine tutti gli innumerevoli impegni che ci si è preposti.

Come tutte le altre emozioni, anche l’ansia svolge un ruolo adattivo; il fatto di preoccuparsi per qualcosa ci permette di stare più attenti, di dedicare maggiori risorse a quel determinato compito e di reagire in modo più pronto. Ovviamente quando l’emozione rimane entro certi limiti. Se uno studente è un po’ ansioso per un esame, tenderà a investire più energie nel ripassare, ma se raggiunge un livello di ansia eccessivo sia la memorizzazione sia il recupero delle informazioni potrebbero esserne negativamente influenzati. Il preoccuparsi perché nelle analisi del sangue ci sono dei valori fuori norma ci spinge a fare degli accertamenti; il preoccuparsi troppo della propria salute può comportare l’essere in uno stato costante di allarme nel momento in cui, per esempio, si sente parlare in televisione della scoperta di una nuova malattia infantile. La differenza tra la prima preoccupazione e la seconda è che la prima è funzionale e l’individuo ha la possibilità di fare qualcosa; nel secondo caso, l’individuo non ha alcuna possibilità di previsione e controllo, e il preoccuparsi diventa una attività mentale inutile.

Quando l’ansia diventa un problema?
La vita di chi ne soffre è eccessivamente occupata da questo vissuto. Può esserci il dubbio costante di non aver controllato abbastanza di aver chiuso gas, porte e finestre e ciò impedisce di prendere sonno tranquillamente; l’essere sempre preoccupato di quello che l’altro penserà del proprio comportamento; l’aver paura di rimanere chiuso dentro qualche stanza o ascensore e di soffocare. Timori di vario tipo, sebbene spesso giudicati dalla persona stessa irrazionali, portano ad  evitare molte situazioni e ad utilizzare una serie infinita di rassicurazioni prima di compiere azioni che altri svolgono senza pensare.

Cosa si può fare se si soffre di un problema di ansia?
Molte persone ricorrono farmaci per tranquillizzarsi un po’. Gli psicofarmaci, se indicati da una idonea figura professionale, sono spesso un utile supporto, ma è necessario non abusarne; senza contare che, invece di accrescere l’auto efficacia della persona che dovrebbe percepirsi in grado di affrontare i suoi problemi, possono portarla ad assumere un atteggiamento passivo verso le sue difficoltà lasciando la “responsabilità” del cambiamento al farmaco.

Attualmente ci sono psicoterapie di comprovata efficacia sui disturbi d’ansia; esistono anche numerosi siti Internet in cui si possono trovare utili riferimenti bibliografici; in casi in cui il problema è abbastanza gestibile e non eccessivamente strutturato, anche una biblioterapia, finalizzata a conoscere di più il proprio disturbo, può essere utile e meno dispendiosa.
Al di là della scelta di cura che si attua, è importante non rassegnarsi a convivere con un problema che perturba o annulla il gusto di vivere.

Dott.ssa Federica Bignotti
Psicologa psicoterapeuta

Si possono avere informazioni scrivendo a rampenaga@tiscali.it.



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