11 Dicembre 2016, 07.35
Gavardo Valsabbia
Maestro John

Il regalo più grande

di John Comini

La notte fra il 12 e il 13 dicembre arriva Santa Lucia. C’è elettricità nell’aria della scuola. I bambini sono nervosi, c’è chi sobbalza al suono della campanella


Qualcuno sta facendo i conti da novembre: “Fra X giorni arriva Santa Lucia!”. Discussioni accese sul conteggio dei giorni che mancano, c’è l’antica questione se calcolare o meno il giorno da cui si conta. E poi si deve contare fino al 12 o spostare il conteggio al 13? Mai come in questo caso la matematica è un’opinione. I bambini stranieri ascoltano e non proferiscono parola, forse sperano in altri santi, in altri regali. Fra Santa Lucia, Angeli del Presepio, Babbo Natale e Befana, il cielo di questi tempi è molto trafficato…Nello Zecchino d’Oro del 1982 si cantava…

“Santa Lu, Santa Lu, Santa Lu Lucia vieni qui, fermati qui, fermati a casa mia.
Sto zitta zitta nel mio letto, ho un po’ di sonno ma ti aspetto
in questa notte scura scura, se penso a te non ho paura
è una notte di poesia sta arrivando Santa Lucia
Portami zufoli, libri e trombette, tante automobili, motociclette
un bel trenino che va con la pila, cinquantasette soldati in fila
per il mio gatto un chilo di tonno, canne da pesca per il mio nonno
un bambolotto tutto di gomma, che muove gli occhi e dice mamma
Se non ti sembro troppo esigente ti chiederei una cosa da niente
portami subito un bel fratellino perché da solo mi annoio un pochino
Per meritare tutti i tuoi doni ti promettiamo saremo buoni
e penseremo ai poverelli lasciando a loro tutti i più belli…”

Pare una canzone ottocentesca, la bambina chiede alla Santa persino i libri (pensate un po’!) e si ricorda dei poverelli… È in linea con la filastrocca imparata all’asilo:

“Santa Lucia bella dei bimbi sei la stella,
pel mondo vai e vai e non ti stanchi mai…
porta confetti e doni a tutti i bimbi buoni
ma i regali più belli portali ai poverelli.”

Certo, è davvero magica la notte del 12 dicembre, la notte più lunga che ci sia. I bambini scrivono una letterina chiedendo regali e dolciumi e la sera vanno a letto presto, non dimenticando di preparare del cibo (farina gialla) per attirare il simpatico asinello che traina un carretto con a bordo la Santa e i regali. Il fatto che sul carretto ci stiano tutti i regali del mondo è uno dei misteri della fede degni del terzo segreto di Fatima. La letterina scritta dai bambini ha il classico incipit: “Cara Santa Lucia, ti prometto…” e avanti con mille propositi buoni e promesse che manco uno scaltro politico o un marinaio di lungo corso. Naturalmente non si devono fare errori, come se fosse una verifica di italiano.
I bambini devono andare a letto presto, ovviamente, perché se la Santa viene e li trova svegli potrebbe arrabbiarsi e lanciare una manciata di cenere negli occhi. Questo è un problema teologico che da bambino non ho mai capito: come mai la Santa della Luce, protettrice degli occhi, dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti, come mai una splendida fanciulla così dolce e gentile, che regala doni a destra e a manca, butta la cenere? Capivo benissimo la faccenda del carbone: se uno era cattivo, giungeva la giustizia “carbonara”. Ma perché la cenere solo perché uno non riesce a chiudere gli occhi per l’agitazione di tale evento fantasmagorico? Stavo lì, nel mio lettino, ad occhi schiacciati, e quando sentivo un campanello sulla strada (molti andavano a lavorare al Lanificio in bici) la paura mi faceva sudare freddo…Ma quando giungeva l’alba, io e mia sorella chiedevamo ai genitori, nell’altra camera: “Mamma, è arrivata? Papà, è arrivata?” Loro stanchi dicevano: “No, non ancora, dormite…” finché esausti dicevano “Andate a vedere”. Io e Valentina ci alzavamo tremanti per l’emozione, guidati dalla sempre dolce sorella Rita, con passo felpato ci avvicinavamo alla sala con la porta di vetro, accendevamo la luce…Ecco, l’emozione di vedere quella porta di vetro piena di colori, è forse uno dei ricordi più belli della mia vita…Finché la porta si apriva, dalle bocche usciva un’esclamazione di felicità pura ed assoluta. E poi esclamazioni continue ad ogni regalo, grida come ad uno spettacolo pirotecnico. Non mancavano i mandarini e quelle caramelle dolcissime che decoravano il tutto.

Qui devo ricordare alcune cose. Il paradiso terrestre per me era la botteghina della signora Copponi, c’era una vetrinetta dei sic franc, dei des franc e la mai aperta vetrinetta dei 50 franc. C’era el zűcc e la farina de bilìne che lasciava la bocca impastata. Il mio sogno ad occhi aperti era restare chiuso dentro nella pasticceria Mazzacani, e mangiare paste tutta la notte, fino all’orario di apertura. Un altro sogno era inventare la macchina del pane e regalare il pane a tutti i bambini poveri del mondo, facendolo cadere dall’aereo. Però non calcolavo la velocità di caduta…
Mia mamma, quando faceva i mestieri, cantava questa canzone napoletana…
 “Sul mare luccica l'astro d'argento; placida è l'onda, prospero il vento.
Venite all'agile barchetta mia! Santa Lucia, Santa Lucia!
Con questo zeffiro così soave oh com'è bello star sulla nave!
Su passeggeri, venite via! Santa Lucia, Santa Lucia!”
Mia zia Giulia mi raccontava che prima della guerra, a causa delle ristrettezze economiche, Santa Lucia non portava nulla, allora lei e mio papà all’alba andavano a pregare in chiesa per ringraziare la Santa di aver donato una buona vista. E adesso che ci penso mia zia ha sempre letto fino a tarda età l’Avvenire, la Voce del Popolo, la rivista Madre e Il Ponte, bollettino della parrocchia di Gavardo, che si prodigava a distribuire nelle case.
Io penso che Santa Lucia rappresenti la luce che anche nei momenti più disperati sostiene l’esistenza di chi la invoca.

“Santa Lucia, per tutti quelli che hanno occhi e un cuore che non basta agli occhi
e per la tranquillità di chi va per mare
e per ogni lacrima sul tuo vestito, per chi non ha capito.
Santa Lucia per chi beve di notte e di notte muore e di notte legge
e cade sul suo ultimo metro, per gli amici che vanno e ritornano indietro
e hanno perduto l’anima e le ali.
Per chi vive all’incrocio dei venti ed è bruciato vivo,
per le persone facili che non hanno dubbi mai,
per la nostra corona di stelle e di spine,
per la nostra paura del buio e della fantasia.
Santa Lucia, il violino dei poveri è una barca sfondata
e un ragazzino al secondo piano che canta, ride e stona perché vada lontano,
fa che gli sia dolce anche la pioggia delle scarpe, anche la solitudine.” (De Gregori)

Una leggenda dice che Lucia era una ragazza molto buona e che un ragazzo si era innamorato di lei, ma a lei non piaceva. Il ragazzo, venuto a sapere di questo rifiuto, cercò di bruciarla. Lucia pregò Dio che le desse il coraggio di sopravvivere al fuoco. Il ragazzo, visto che Lucia resisteva al fuoco prese una spada e gliela conficcò nella gola. Che storia orribile!
Nella colonia di Livemmo si trasformava una storia simile, quella della Santa Caterina, in una piccola farsa (la cantavano anche i famosi Gufi). Un ragazzo (di solito con un asciugamano in testa) faceva la Santa, e gli angeli erano vestiti con lenzuola ed erano molto goffi e facevano ridere la Zia Orsolina e le cuoche.
“La Santa Caterina (biribimbiribimbiribimbumbum) era figlia di un re
Suo padre era pagano sua madre invece no
Un dì mentre pregava il padre la scoprì
“Che fai o Caterina in quella posa lì?
“Io prego Iddio mio padre che non conosci tu
“Alzati o Caterina o io ti ucciderò!”
“Uccidimi mio padre ma non rinnegherò”
Al colmo del furore il padre la colpì. (varie pugnalate)
“E gli angeli del cielo cantaron Gloria.”

Che regali vogliono i bambini del mondo d’oggi? Che cosa li fa felici? Mi viene in mente uno scritto di un grande maestro, Mario Lodi: “Pochi giorni fa, in una scuola elementare, domandai ai bambini quali fossero i loro sogni per il futuro. Ha risposto subito Massimo: “Diventare miliardario!”. Sogno, condiviso dagli altri bambini, che ci fa riflettere. Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illudere che la felicità è nel denaro, nel potere, nell’emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza. A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l’educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi vuole la guerra. Dobbiamo imparare a fare le cose difficili, come disse Gianni Rodari in una delle sue ultime poesie: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco, liberare gli schiavi che si credono liberi.”

Voglio farti un regalo qualcosa di dolce, qualcosa di raro
non un comune regalo di quelli che hai perso, o mai aperto,
o lasciato in treno, o mai accettato
Di quelli che apri e poi piangi che sei contenta e non fingi…
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
di notte chi la guarda possa pensare a te
per ricordarti che il mio amore è importante…
Sei tu, sei tu…il regalo mio più grande” (Tiziano Ferro)

“Preferisco la felicità all’eccellenza, la leggerezza alla medaglia d’oro, mi domando spesso come aiutare i miei figli a sconfiggere i loro timori, ad avere spalle larghe, a non lasciarsi travolgere dalla loro fragilità. E poiché si sbaglia sempre ma mai in modo uguale, ho deciso, ancor prima che venissero al mondo, che non avrei mai imposto a nessuno di essere il migliore e il numero uno. Perché la serenità, la fiducia e la vittoria sui propri fantasmi non si conquistano gareggiando contro altri ma forse andando alla ricerca dei tesori e dei talenti dentro se stessi e imparando il difficile equilibrio –che è anche arte sottile- tra leggerezza e solidità, coraggio e tenerezza, rigore e autoironia…” (Elasti)

Nella mia immaginaria lettera a Santa Lucia, datata “notte magica del 12 dicembre” e indirizzata a Via delle Stelle, Paradiso, scriverei: “Cara Santa Lucia, sono un vecchio maestro vicino alla pensione…Ho cercato di essere buono e giusto, ma ho fatto tanti di quegli errori che non ci starebbero in questa lettera. Io ho avuto la fortuna di avere una mamma ed un papà splendidi, che mi hanno trasmesso con l’esempio i valori più alti della famiglia. Ti allego una foto di famiglia (io sono il bambino in basso a destra). Ti chiedo, cara Santa Lucia, di regalare ad ogni bambino l’affetto dei suoi genitori. Regala ai bambini che hanno i genitori separati la certezza di non sentirsi soli, ma la presenza “intensa” del papà e della mamma. Regala l’adozione ai bambini che hanno perso i genitori. Regala un pizzico di serenità a tutte le persone che soffrono. Regala un sorriso a chi si sente scoraggiato, una speranza a chi è disperato. Ti chiedo di regalare una possibilità di sopravvivenza a tutti quei bambini che stanno morendo nelle città bombardate o nei villaggi della miseria. Regala ad ogni bambino un briciolo di felicità. Perché tutti i bambini hanno bisogno d’amore…Grazie Santa Lucia!

Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle
storie fotografate dentro un album rilegato in pelle
tuoni di aerei supersonici che fanno alzar la testa
e il buio all'alba che si fa d'argento alla finestra...
Avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare
schiuma di cavalloni pazzi che s'inseguono nel mare
e pantaloni bianchi da tirare fuori che già estate
un treno per l'America senza fermate...
Avrai due lacrime più dolci da seccare
un sole che si uccide e pescatori di telline
e neve di montagne e pioggia di colline
avrai un legnetto di cremino da succhiare...
Avrai una donna acerba e un giovane dolore
viali di foglie in fiamme ad incendiarti il cuore
Avrai una sedia per posarti e ore vuote come uova di cioccolato
ed un amico che ti avrà deluso tradito ingannato...
Avrai il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando ti fermerai sognando...
Avrai parole nuove da cercare quando viene sera
e cento ponti da passare e far suonare la ringhiera
la prima sigaretta che ti fuma in bocca un po' di tosse
Natale di agrifoglio e candeline rosse...
Avrai un lavoro da sudare mattini fradici di brividi e rugiada
giochi elettronici e sassi per la strada, avrai ricordi ombrelli e chiavi da scordare...
Avrai carezze per parlare con i cani e sarà sempre di domenica domani
e avrai discorsi chiusi dentro e mani che frugano le tasche della vita
ed una radio per sentire che la guerra è finita...
Avrai il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando ti fermerai sognando...
Avrai la stessa mia triste speranza e sentirai di non avere amato mai abbastanza...
se amore avrai…” (Baglioni)

“La felicità è qualcosa che si moltiplica quando viene condivisa.”

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo.

maestro John Comini




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