Competizione e sprechi nell'uso umano dell'acqua

Una delle problematiche che con regolarità si presenta nel periodo estivo, soprattutto nelle zone ad alta densità di presenze turistiche, è quella del sovra-utilizzo delle risorse idriche che determina l’imposizione alla cittadinanza di restrizioni all’uso di acqua da parte delle amministrazioni locali.

Molti sindaci, ogni estate, emettono ordinanze di disciplina dell’uso di acqua potabile rilevando che l’uso indiscriminato dell’acqua proveniente dai civici acquedotti arreca seri disagi all’intera comunità. Tutto ciò attenendosi alle normative vigenti, come all’articolo 28 comma 1 della Legge n. 36/94, dove si legge che “nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo”.

Il dibattito, comunque, su chi sia il soggetto o il settore cui spetti la priorità dell’uso dell’acqua nei periodi di scarsità è aperto e capace di ingenerare molte tensioni a livello sociale. Del resto sembra esserci molta incertezza anche sul reale significato di concetti quali “uso indiscriminato” e “consumo umano” delle acque.

I dati ufficiali disponibili forniscono dei riferimenti ben precisi sulla situazione dell’acqua potabile nel territorio in esame, indicando come in provincia di Brescia vengano captati annualmente quasi 14.000.000 di mc e complessivamente, tra sorgenti, acque superficiali e pozzi, più di 132.000.000 mc/anno.

L’84% dell’acqua captata proviene da pozzi, il 13% da sorgenti e il 3% da corsi o bacini idrici superficiali. Quest’acqua viene distribuita nelle 402 reti esistenti che, sommate tra loro, coprono un’estensione di 5.354 Km.

Le perdite degli impianti in provincia di Brescia vengono stimate intorno al 30% del volume complessivo di acqua immessa in rete.

I dati relativi alla provincia confermano la tendenza a un maggiore utilizzo delle risorse idriche potabili del territorio bresciano rispetto ad altre aree. Ciò rappresenta un dato “strutturale” che a suo modo contribuisce ad accrescere la concorrenzialità tra settori socio-economici e utenze soprattutto nei periodi di maggiore criticità.