16 Settembre 2017, 09.14
Valsabbia Provincia
Le riforme della scuola

«Quello di cui non ho sentito parlare»

di Giuuseppe Biati

Il passaggio dalla cultura del contenuto alla cultura dell’apprendimento. Una disanima filosofico-pedagogica di Giuseppe Biati


Il Libro Bianco di Delors è stato ed è un documento guida, trattandosi di indirizzo verso la società cognitiva (che, ahimè, noi, in italiano, abbiamo banalmente, travisandola, tradotto in "società conoscitiva").

Delors parla di ”apprendimento come un tesoro”.
Nella cognitività vi è il concetto di mettere l’”apprendimento” dei soggetti nella situazione ottimale di apprendere.
Un progetto culturale tutto da fare!

Ma qualche risposta/orientamento l’abbiamo, anche se lontana nel tempo.
La “Gaudium et spes”, (7 dicembre 1965), al passo n. 54, (Nuovi stili di vita), recita che:

“Le condizioni di vita dell'uomo moderno, sotto l'aspetto sociale e culturale, sono profondamente cambiate, così che è lecito parlare di una nuova epoca della storia umana . Di qui si aprono nuove vie per perfezionare e diffondere più largamente la cultura.
Esse sono state preparate da un grandioso sviluppo delle scienze naturali e umane, anche sociali, dal progresso delle tecniche, dallo sviluppo e dall'organizzazione degli strumenti di comunicazione sociale.


Perciò la cultura odierna è caratterizzata da alcune note distintive: le scienze dette «esatte» affinano al massimo il senso critico; i più recenti studi di psicologia spiegano in profondità l'attività umana; le scienze storiche spingono fortemente a considerare le cose sotto l'aspetto della loro mutabilità ed evoluzione; i modi di vivere ed i costumi diventano sempre più uniformi; l'industrializzazione, l'urbanesimo e le altre cause che favoriscono la vita collettiva creano nuove forme di cultura (cultura di massa), da cui nascono nuovi modi di pensare, di agire, di impiegare il tempo libero; lo sviluppo dei rapporti fra le varie nazioni e le classi sociali rivela più ampiamente a tutti e a ciascuno i tesori delle diverse forme di cultura, e così poco a poco si prepara una forma di cultura umana più universale, la quale tanto più promuove ed esprime l'unità del genere umano, quanto meglio rispetta le particolarità delle diverse culture”.

Abbiamo la declaratoria di una forma più universale di cultura umana, non nazionalistica o di confine, ma di unità del genere umano pur nella particolarità delle proprie culture specifiche non negate.
Vi è la rappresentazione di un mondo migliore nella verità e nella giustizia.
Vi è un NUOVO UMANESIMO alle porte.

Il nuovo umanesimo porta a rivedere i curricoli.
Per esemplificare: non è il solo curricolo del liceo classico detentore dell’umanesimo.
Scienza, tecnologia e tecnica hanno a che fare con l’umanesimo, in una nuova visione antropologica, dove anche scienza e tecnica trovano cittadinanza. Scienza, tecnica e tecnologia abbisognano di un nuovo studio. (Vedasi E. Severino, La civiltà della tecnica).

E’ la tecnica che “provoca” l’etica.

• Anche il Libro bianco di Delors, nel proporre tre capisaldi trainanti, pone l’attenzione su:
1. società dell’informazione (cambio quindi della mission della scuola: non più informazioni, ma riflessività!);
2. mondializzazione (viene da chiedersi come questa incida sui curricoli! Con quali contenuti!);
3. civiltà della scienza e della tecnica.

Tutto ciò ripropone il tema di “quale cultura generale” ha bisogno la persona inserita in un contesto sociale. Che cosa si intende per cultura generale, come strategia per il futuro!

Il Libro Bianco offre alcuni spunti prioritari:
1. cogliere il significato delle cose, costruire i significati);
2. mettere tutto in questione e discussione, salvo il punto fermo del valore e della salvaguardia della persona;
3. costruire un rapporto tra cultura scientifica e democrazia, tra cultura scientifica ed etica;
4. capacità di comprendere e di essere creativi;
5. capacità di valutazione e decisione: imparare a valutare e scegliere è compito dello studente; insegnare a valutare è compito del docente; imparare a decidere è connesso con quella didattica che deve offrire occasioni dove ci siano elementi decisionali;
6. incoraggiare l’acquisizione di nuove conoscenze da tradursi in competenze.

• La competenza, con la connessa acquisizione di competenze, diventa la strategia fondamentale.
• Che cosa si intende per “competenza?”

I documenti europei introducono il concetto di “competenza chiave” e spostano l’ottica verso la padronanza:
- di abilità sociali (saper lavorare in gruppo),
- di capacità di iniziativa e di autonomia progettuale,
- di creatività o di intraprendenza cognitiva,
- di uso consapevole ed interattivo dei linguaggi e degli alfabeti.

Dagli stessi documenti emerge un’idea qualitativa del concetto di competenza, non una semplice registrazione di ”performances”.

La qualità formativa delle competenze deve, quindi, essere sostenuta da un apprendimento “non inerte”, in cui si dia conto:
- di conoscenze dichiarative (relative a contenuti, alle informazioni, ai dati, ai saperi, ecc.),
- di conoscenze procedurali (relative al saper fare, a metodi e strumenti di organizzazione del pensiero, ecc. ),
- di conoscenze immaginative (relative ai linguaggi, alle rappresentazioni, ai modi di pensare e a trasferire i pensieri, ecc. ),
- di conoscenze oggettivo/scientifiche (problem solving, matematizzazione della realtà, transfert nelle scelte etiche, ecc.).

E ancora:
- capacità di applicare il sapere e il saper fare in una situazione data…
- serie di abilità che maturano e si affermano…
- capacità per svolgere compiti professionali…
- concetto di competenza complessa …

"Competenze = La competenza è l’agire personale di ciascuno, basato sulle conoscenze e abilità acquisite, adeguato, in un determinato contesto, in modo soddisfacente e socialmente riconosciuto, a rispondere ad un bisogno, a risolvere un problema, a eseguire un compito, a realizzare un progetto.
Non è mai un agire semplice, atomizzato, astratto, ma è sempre un agire complesso che coinvolge tutta la persona e che connette in maniera unitaria e inseparabile i saperi (conoscenze) e i saper fare (abilità), i comportamenti individuali e relazionali, gli atteggiamenti emotivi, le scelte valoriali, le motivazioni e i fini.
Per questo, nasce da una continua interazione tra persona, ambiente e società, e tra significati personali e sociali, impliciti ed espliciti”.


Anche in Europa (Germania in primis) si è molto dibattuto sul concetto di competenza, ma si è introdotto anche e significativamente un punto di riferimento negli “standard di contenuto” di carattere nazionale.
In sintesi, la COMPETENZA diventa l’asse portante del sistema della società cognitiva.

Quali gli snodi:

• Competenze specifiche da certificare; il concetto di competenza porta giocoforza all’azione perché avvengano gli apprendimenti; l’introduzione dell’azione mette in opera la capacità critica. Il tema della competenza porta anche ad un rapporto con i contenuti, ma non tanto al rapporto in sé, quanto al modo di approccio al contenuto.
Descrivere o interpretare? La descrizione è scientifica; l’interpretazione è ad un livello più alto. E’ spostare la didattica dal sapere/saper fare al “saper progettare”, “invention” (“mente che pensa”).

• Standard di contenuto: creare una “cultura comune”, elementi comuni per tutti;

• Attuazione di un processo di mondializzazione e di internazionalizzazione del curricolo che abbia come elementi fondanti: lingua, matematica, scienze.
* Mondializzare il curricolo significa anche individuare quali sono i contenuti più importanti della società contemporanea.

• La tecnologia diventa mediazione strumentale tra i diversi saperi (curricoli integrati con l’approccio di e-learning);

• Si va verso la relativizzazione delle letterature nazionali, verso una letteratura europea, quindi, lo si dovrebbe fare anche per la storia, ma questa è un’operazione più difficile.

• La RICERCA è determinante per l’evoluzione del sistema.

CONSIDERAZIONE FINALE
Noi andiamo verso una società complessa e pluralista.
Non siamo nemmeno più di fronte ad un concetto di educazione omogeneo.
I comportamenti di carattere etico sono diversificati.

La stessa “pluralità della mente” mette in campo una pluralità di apprendimenti, con pluralità di psicologie che interpretano la mente (Cfr. Titone, 1974), con “intelligenze poliedriche”, con multidimensionalità di approcci, con prodotti di sintesi tra teorie filosofiche e psicologiche.

La scuola può fare questa operazione di sintesi tra pensiero logico critico, tra creatività, tra attenzione/emozione/rapporto col contenuto.
E' altrettanto chiaro che una Riforma debba prevedere un'architettura di modalità, di tempi di percorrenza/studio (analisi dei cicli scolastici, della loro durata, ecc.), di analisi dei cambiamenti di stile di vita e di costume, di mentalità e di geografia, di situazioni varie, di età evolutive, di cambiamenti, di precocità evolutive e di apprendimento, di scienza che cammina e si ricerca/azione, di analisi comparative con Stati vicini e/o comunitari, ecc.

Anche qui si può aprire uno studio che non sia di ordine prettamente politico,
ma che tenga presente una società in rapido evolversi.
Ma è la comunità scientifica che deve pronunciarsi, non la convenienza politica e/o la logica del risparmio!

Per attuare quanto sopra è ovvio un piano di investimenti sulla "conoscenza" e sulla scuola di un Paese, cancellando, abrasando, le ultime quattro Riforme; cinque se consideriamo quella in pectore dell'attuale Ministro, le cui pronunciazioni, sino ad ora, hanno avuto l'esito, come tutte le altre del resto, (non qualitativo per il "Sapere") del "risparmio di cassa"!

Giuseppe Biati



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