07 Aprile 2016, 18.03
Valtenesi
Incontri

Adolescenti, voglia di libertà e rispetto del proprio corpo

di Barbara Podavini

A seguito della circolazione di materiale pedopornografico messo in rete da adolescenti della scuola media del paese, è stato organizzato nei giorni scorsi a Bedizzole un incontro con alcuni esperti


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L’incontro, tenutosi lo scorso 5 aprile presso il Teatro don Gorini di Bedizzole e organizzato in collaborazione con il Comune di Calvagese, è  scaturito da un allarmante episodio verificatosi negli scorsi mesi che ha visto la circolazione di materiale pedopornografico messo in rete da adolescenti della scuola media del paese.

Coordinava la dott.ssa Antonella Barreca, dirigente dell’Istituto Comprensivo di Bedizzole.
Sono intervenuti: il dott. Mario Maviglia, dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale di Brescia , la dott.ssa Emma Avezzù, Procuratore Capo per i minori di Brescia; il dott. Claudio Girelli, psicologo presso l’Università degli Studi di Verona.

Propongo un riassunto di quanto emerso.
Il dott. Maviglia ha esordito dicendo: “Quella dell’adolescenza è un’età molto complessa e forse la fascia della scuola media è la più difficile da gestire perché ci si trova a trattare con del materiale incompleto nel senso che non sono più bambini ma non ancora adulti.
Nella nostra epoca poi è particolarmente difficile perché dal punto di vista culturale spesso manca la figura paterna, nel senso che i padri ci sono ma non sono più figure che danno il senso della regola perché i ruoli genitoriale non sono più ben definiti e perché è cambiata la famiglia e con essa il tipo di messaggio che trasmette. Oggi, sembra infatti prevalere il genitore sindacalista sul quello regolista.
A complicare le cose il gruppo dei pari età che viene a soppiantare la famiglia ed è pericolosissimo se il gruppo di riferimento non è sano e se l’esperienza del gruppo non è accompagnata dalla famiglia e dalla scuola.”

Riferendosi alle istituzioni educative ha proseguito: “Per quanto concerne la scuola spesso gli adolescenti la trovano una noia perché non vi si appassionano, quindi, la vivono come una tortura se non trovano almeno una materia che li interessi. Spesso i docenti stessi sono annoiati e diventa ancora più difficile coinvolgere questi adolescenti.
Serve competenza, ed è richiesta dai ragazzi stessi, serve che i docenti conoscano bene le loro materie e che soprattutto le sappiano trattare per far si che gli adolescenti le trovino interessanti.”

Circa il rapporto scuola – famiglia ha spiegato: “Tra la scuola e la famiglia deve esserci collaborazione ma anche rispetto e riconoscenza dei propri ruoli e limiti. Deve essere ben perimetrato il confine della scuola e quello della famiglia, ciò che deve contraddistinguere il rapporto è una certa distanza dettata dal rispetto dei ruoli.
E’ importante che sia a casa che a scuola i ragazzi trovino spazi per fare domande e ricevere risposte che altrimenti fanno e trovano altrove con tutti i rischi ed i drammi che possono conseguire.

Gli elementi della didattica devono essere di competenza della scuola e l’interessamento della famiglia rischia spesso di invadere spazi che non gli competono. Alla famiglia deve bastare che siano raggiunti gli obiettivi ma non possono sindacare sul come.”
Conclude dicendo: “I sentimenti negativi che spesso animano i nostri adolescenti, spesso così fragili,  devono poter trovare anche nella scuola degli spazi che agiscano da camera di decompressione ed un esempio su tutti potrebbe essere il laboratorio di animazione teatrale.”
La dott.ssa Avezzù ha iniziato col dire: “Il compito educativo è di tutti: genitori ed insegnanti ed insieme bisogna tenere gli occhi aperti per cercare di far prevenzione.”

Entrando subito nel vivo dell’argomento ha proseguito: “Il rispetto del proprio corpo deve essere inteso come diritto a farsi rispettare anche a livello fisico. La realtà attuale è molto triste perché attraverso la rete dei media c’è divulgazione rapida di messaggi deleteri, a volte dettata dalla leggerezza tipica di questa età. E’ importante poter intervenire tempestivamente perché questo costume può anche degenerare nella patologia.

Oggi si può parlare di socializzazione rovesciata la dove sono i giovani che insegnano agli adulti ad utilizzare i media, naturalmente secondo i loro metodi. Gli adulti dovrebbero invece intervenire per controllare e per filtrare quanto passa nella rete ma questo presuppone che ci sia una certa conoscenza di questi mezzi informatici che invece spesso manca del tutto.”

Ha poi messo in guardia: “Dobbiamo essere chiari con i nostri figli nello spiegare i rischi della rete soprattutto sul fatto che il numero di persone a cui può arrivare è illimitato. Molti sono i contenuti inappropriati nei quali i nostri ragazzi possono incappare nel web come la pedopornografia, i disturbi alimentari, l’incitazione all’odio razziale, il bullismo, il furto di identità.

E’ considerato sexting la trasmissione di materiale a sfondo sessuale che riguardi minori ottenuto nell’ambito di una relazione o anche autoprodotto. L’equilibrio psicofisico di chi ne è vittima rischia comunque di rimanere gravemente compromesso. Non dimentichiamo poi che non c’è rispetto del corpo anche la dove vengano espressi commenti sulle tendenze/gusti sessuali altrui, quindi, dobbiamo porci nei confronti di questo mezzo con una cautela particolare e soprattutto dobbiamo mettere in guardia gli adolescenti sui rischi e sulle possibili responsabilità penali.

Ricordiamoci poi che è considerata pornografia minorile ogni rappresentazione sessuale di un minore di anni 18, quindi, non necessariamente di un bambino e che non lo è solamente l’atto sessuale ma anche le riprese che acquisiscano tale significato.”
Riferendosi alle istituzioni scolastiche spiega: “Se le scuole vengono a conoscenza di qualche episodio che in questo senso arrechi danno a dei minori hanno l’obbligo di denuncia e debbono evitare di fare indagini approssimative per non inficiare il materiale probatorio, ad esempio non debbono avvisare l’indagato perché questo non nasconda o distrugga le prove.”

Conclude spiegando: “Fermo restando che il processo a carico di minori non guarda solo al fatto e alla punibilità ma cerca, soprattutto la recuperabilità,  noi genitori ed insegnanti dobbiamo insegnare ai ragazzi che il web è solo un mezzo fine a se stesso e che il rispetto degli altri passa inevitabilmente attraverso il rispetto di se stessi.”


Questo è stato l’introduzione del dott. Claudio Girelli: “Circa il rispetto del corpo da insegnare ai nostri adolescenti dobbiamo prima chiederci che esempi possono avere dalla nostra società che è tutta incentrata sull’apparire. Dobbiamo capire noi per primi che non possiamo giocare da soli ma che dobbiamo avvalerci della collaborazione di altri adulti ed altre figure educative.”

Ha poi proseguito spiegando: “Educare un figlio è un’azione al plurale che significa aiutare l’altro a diventare il miglior se stesso possibile, non quello che hanno in mente i genitori. I pensieri dei figli ideali rischiano di schiacciare i nostri figli ed è deleterio il confronto con i figli degli altri, con gli altri eventuali nostri figli, con gli amici e con i compagni di classe. Educare è accompagnarlo tenendo il suo passo per incoraggiarlo ma senza rallentare troppo il nostro poiché li aiutiamo a crescere solo se siamo in crescita con loro.”

Ha poi sottolineato per tutti i genitori e gli insegnanti presenti una serie di doveri: “Dobbiamo incentivare il riconoscimento positivo che significa ti accetto per quello che sei non per quello che fai. Se non ho una sana autostima non vado da nessuna parte e la possibilità di realizzarmi nella vita sta in un equilibrio che mi consente di creare relazioni positive con gli altri.

Dobbiamo anche renderli autonomi, non possiamo sempre sostituirci a loro come quando erano bambini.
Dobbiamo saperli collocare all’interno di una relazione autentica dove sia chiaro che la relazione elettiva d’amore non si compra con i beni materiali.
Dobbiamo essere guide autorevoli perché gli adolescenti non cercano adulti che fanno a loro volta gli adolescenti ma adulti che siano significativi. Usando una similitudine, dobbiamo essere come gli argini del fiume, affinchè l’acqua possa arrivare al mare non dobbiamo essere ne troppo stretti ne troppo larghi perché l’acqua non strabordi o si disperda.
Non possiamo sostituirci a loro ma, come una guida alpina, dobbiamo camminare con loro e all’occorrenza incoraggiarli con una pacca sulla spalla.”

Girelli ha poi elencato i tre principali compiti di sviluppo di un adolescente:
•    Rielaborare la dimensione orizzontale delle relazioni inteso come rileggersi nel gruppo e nelle prime relazioni d’amore.
•    Rielaborare la consapevolezza del proprio corpo.
•    Rielaborare la dimensione del proprio se inteso come ricostruirsi un’identità.

La conclusione: ”E’ chiaro che non li possiamo lasciare da soli perché non hanno gli strumenti per affrontare questi compiti gravosi con le loro sole forze e competenze ma, allo stesso tempo, dobbiamo saper dosare gli stimoli, assumendoci le nostre responsabilità a seconda dei nostri ruoli, per non mandarli in confusione.

E’ infine importante che trasmettiamo loro fiducia nelle relazioni perché sappiano in futuro attingere dalla rete delle relazioni.”




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