18 Luglio 2017, 10.13
Vestone
Alpinismo Giovanile

Al Parco del Gran Paradiso

di Raffaele Vezzola

Un’uscita entusiastica quella vissuta dai ragazzi d’Alpinismo Giovanile del Cai di Vestone, in uno dei luoghi più caratteristici e suggestivi delle Alpi


Uscita al Parco del Gran Paradiso, 8-9 luglio 2017

Siamo partiti in 69 da Vestone poco dopo le 7:00 terminato l’appello. Il viaggio è durato circa cinque ore; arrivati a Valnontey, una frazione di Cogne, abbiamo scaricato gli zaini ed entusiasti ci siamo preparati a partire. Dopo le ultime raccomandazioni ci siamo diretti verso la pineta dove abbiamo pranzato.

Una volta rifocillati siamo partiti e il gruppo si è fermato solo per fare foto ad animali, abbiamo visto una volpe, e per dissetarci. La vista di questi animali ci ha sorpreso molto e ci ha caricati di entusiasmo. Io personalmente che conoscevo il posto ero molto felice di poter rivivere quest’esperienza unica nel suo genere. Arrivati al rifugio ci siamo sistemati nelle camere e nell’attendere la cena abbiamo provato alcuni nodi e manovre con le corde. Questo per alcuni, compreso il sottoscritto, è una parte molto importante che permette, in caso di bisogno, di salvare la propria vita o quella degli altri. Finita la cena abbiamo giocato a Bulldozer e nessun ferito grave. Poco prima del coprifuoco abbiamo visto un branco di stambecchi a circa 100 metri dal rifugio; ciò è stato molto bello ed emozionante, anche perché non è cosa da tutti i giorni vedere un branco che si lascia avvicinare dall’uomo.

La mattina seguente sveglia a 6:30 e preparati gli zaini, abbiamo fatto colazione. Finita la colazione, ci viene data la notizia che faremo il giro lungo, questo carica tutti di voglia di camminare. Zaini in spalla e ci siamo avventurati sul sentiero 18 B che si dirige prima ai casolari dell’Herbetet e poi a Valnontey. Incontriamo un tratto un po’ esposto e per sicurezza facciamo piccoli gruppi. Ogni accompagnatore ha con sé tre ragazzi, e ogni gruppo è leggermente distaccato dall’altro per evitare di ammassarci sul sentiero. Al termine di questo tratto il tempo non ci assiste e comincia a piovere, facciamo una breve sosta per mettere copri zaini e giacche e si riparte. Nonostante il maltempo godiamo di un paesaggio stupendo. Durante il tragitto troviamo molte varietà di fiori tra cui le stelle alpine. Attraversiamo un ruscello e da qui comincia l’ultima salita, infatti poi scendiamo fino ai casolari e da qui fino alla pineta dove il tempo sembra graziarci e facciamo pranzo. Mangiamo con calma e con un piccolo squarcio di sole che ci riscalda e ci concede una tregua. Finito il pranzo proseguiamo verso il parcheggio percorrendo una vecchia mulattiera su cui cominciamo ad allungare il passo per arrivare al pullman prima che ricominci a piovere.

Arrivati a Valnontey scopriamo che i nostri amici del Base e il pullman non sono ancora arrivati. La notizia non ci rallegra molto, inoltre si mette anche a piovigginare. Gli accompagnatori riescono a rintracciare l’autista che viene subito e ci permette di cambiarci. Una volta arrivati anche quelli del Base partiamo per il ritorno felici di ciò che abbiamo visto e vissuto. L’importanza di queste gite è anche quella di vivere la compagnia e stringere legami che in ambienti diversi sembrerebbero impossibili.  Nel ritorno ci fermiamo in autogrill per una Nutellata e cenare, affamati come lupi mangiamo tutto in particolare il salame portato da Letizia. A sera siamo nuovamente nelle nostre montagne felici dell’esperienza vissuta.



La mia prima col gruppo Base
Luca Pugliese 18 anni aiuto accompagnatore

Per questa uscita avevo deciso di seguire il gruppo Base, volevo innanzitutto conoscere un poco meglio i ragazzi e verificare se l’itinerario che avevo previsto era consono alle loro capacità.
Come per l’Avanzato, ci sono di fatto due gruppetti ben distinti: “quelli che spingono” e gli altri forse i più piccoli, che ancora stanno cercando di capire bene cosa sia l’Alpinismo Giovanile.
Quasi 1000 metri di dislivello, raggiungendo quota 2600, non è una bazzecola, e la fatica si è fatta sentire: caldo, zaino pesante, viaggio lungo lontano da casa…

Avevo programmato di spezzare la salita in due, fermandoci ad una malga dove avremmo fatto un gioco e organizzato un momento di condivisione per poterci ascoltare, dando voce ai pensieri e le sensazioni dei ragazzi.
Obiettivo non raggiunto purtroppo, appena abbiamo avvistato la malga prescelta, ha cominciato a piovere. Gambe in spalla allora, e pedalare rapidi fino al rifugio, ben guidati dagli accompagnatori.
La novità del rifugio, l’incontro con la volpe, i camosci, gli stambecchi e le marmotte, hanno stemperato la stanchezza e al momento della cena erano tutti visi sorridenti e grati per il cibo caldo.

Il mattino successivo alle ore 7 eravamo già tutti in piedi, qualche goccia cadeva ma speranzosi eravamo già pronti all’attività. Un gruppo scelto è partito per i casolari dell’Herbetet, il sentiero è per escursionisti esperti, un poco esposto e reso un poco più ostico dalla pioggia caduta e da quella promessa dai nuvoloni neri che minacciosi ci sovrastano. Arriviamo fino all’inizio del tratto difficile, poi decidiamo… Facciamone un primo pezzo, poi vediamo… Alla fine rapidi e precisi lo percorriamo completamente fino alla fine.

Al parcheggio eravamo certi di trovare il gruppo Base che aveva un percorso più corto. Non trovandolo, ci siamo un poco preoccupati, abbiamo cercato invano di contattarli con la radio, fino a che, sul telefonino ci appare la foto di un altimetro che segna 3045 metri.
Ecco il motivo del ritardo. Un gruppo dei ragazzi capitanati da Claudio ha sfondato il tetto dei 3000 e, nelle intenzioni era solo di fare un giretto per cercare di vedere un poco più da vicino gli stambecchi. Alla faccia del giretto.


Note a margine

Grande uscita per tutti i ragazzi, bravi: per quelli che hanno fatto il sentiero EE (fatemi citare Luca che a 9 anni e Daniele a 10 si permettono di stare al passo con i più grandi senza per nulla sfigurare), quelli che sono saliti al passo della Rossa ed anche per quelli che hanno esplorato i dintorni del rifugio alla ricerca degli animali selvatici, senza dimenticare gli accompagnatori che ci hanno garantito stimolo e sicurezza.

Tutto bene allora…
Non completamente, ancora qualche cosa c’è da migliorare. Il punto critico è quello del pernottamento in rifugio.
Dormire costretti in una cameretta in rifugio rispettando il coprifuoco non è mai semplice: novità, adrenalina, un poco di timore, agitazione, rumori, risa soffocate, pile che squarciano il buio, motoseghe russanti… E’ vero, è dura.
Ma il mattino dopo si deve tornare a camminare e per poterlo fare nel miglior modo, bisogna dormire la notte e permettere agli altri di riposare.

In questi tre anni, c’è stata, una evidente crescita nei ragazzi dal punto di vista alpinistico, si parla già di ghiacciaio, di alte vie in Adamello… Ma anche dal punto di vista della responsabilità in molti ragazzi i risultati sono evidenti.
E’ su questo obiettivo che dobbiamo concentrarci creando le condizioni necessarie per raggiungerlo, divertendoci, provando piacere, ma sempre in sicurezza e nel rispetto degli altri.

Alla prossima.

Raffaele Vezzola


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