11 Marzo 2011, 10.00
Tempi

Autostop

di Itu

Imparare la fiducia era una sfida che nella mia adolescenza passava anche con la pratica dell'autostop.

C’era un diversivo nei miei ricordi di adolescente che non riesco più a riconoscere nei nostri tempi, completamente sommerso dalla paura, dalla vergogna e quant’altro di sconveniente possa prendere alla gola.
Si andava in autostop, vuol dire che se si perdeva l’autobus bastava spingere il pollice fuori in direzione della strada, farsi trovare nella giusta corsia di percorrenza al margine della carreggiata: nel giro di pochi minuti qualcuno si fermava e con un sorriso che si poteva giudicare ci si accordava sulla meta da raggiungere.
 
Non era un gioco e chi lo praticava sapeva regole e precauzioni ma ha fatto parte delle lezioni più importanti della vita perché viaggiare insieme è lo spirito di affidamento più totale.
Quale situazione mette in relazione stretta due sconosciuti (le ragazze spesso si univano in coppia) nell’abitacolo intimo di un’auto e lascia spazio al racconto, all’ansia di raggiungere nei tempi una meta, al fidarsi l’uno dell’altro in occasione di fragilità di autista e passeggero concentrati nel proprio percorso personale?
 
Io sono stata allertata alla paura e credo di aver usufruito marginalmente di questa opportunità, ma nei racconti delle mie amiche bevevo a grandi sorsate l’allegria che scatenava l’improvviso passaggio e mi piaceva questa formula di veloce consegna comoda e fortunata nella giornata di perdita dell’autobus.
Mio fratello ha percorso mezza Europa in autostop con un suo amico e credo che di più che all’università abbia sentito potente il traghettare nell’età adulta proprio per questa esperienza.
 
Che matti eravamo all’inizio degli anni ’80, abbiamo rischiato la pelle senza accorgercene, a nessuno veniva in mente che potesse essere la prima delle cause di pericolo fare con uno sconosciuto un pezzo di strada insieme.
Ma erano altri tempi, appunto.


Commenti:
ID7580 - 12/03/2011 10:05:28 - (Fapoz68) - 68tino

Credo che quello che hai raccontato sia un p il riassunto delle cose importanti che mancano ai ns. giovani ..... fiducia verso altri, fiducia verso se stessi, rispetto verso gli altri e verso se stessi e vorrei sottolineare "rispetto". Il Buongiorno stato sostituito da un semplice "ciao" verso tutti. Verso gli insegnanti stessi, il massimo del rispetto "ciao". Mi dicono che questi sono i nuovi metodi ..... credo per che i risultati non siano proprio a favore dei "nuovi metodi". A volte insegnare il "rispetto" servirebbe pi di tanti "tavoli di lavoro" per le cosidette problematiche giovanili ..... ma i nuovi metodi!

ID7585 - 12/03/2011 11:04:40 - (Giacomino) - Che matti, dice Itu.

Agli inizi degli anni 80, vero, matti, ma felici.

ID7652 - 13/03/2011 21:43:43 - (ric) - Non eravamo matti, c'erano meno pericoli

C'erano meno pericoli, meno persone senza documenti che circolavano per le strade,e c'era molto pi rispetto per gli altri, come giustamente dice fapoz.

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