La famiglia allargata e i figli soli
“La famiglia allargata e i figli soli” è il tema dell’incontro di questa sera alle 20.30 nella sala consiliare di Villanuova sul Clisi, inserito nel ciclo di incontri Genitori in formazione.
A lei abbiamo posto alcune domande su un tema di grande attualità.
Dottoressa Bossi Fedrigotti dal suo osservatorio particolare di giornalista, come le appare oggi la famiglia?
La famiglia non sta bene. Sembra una casa senza un tetto. Perché se non ci sono figli ciascuno può fare quello che vuole ma quando si deve organizzare la vita di più membri è un’altra cosa e oggi assistiamo al fatto che spessissimo questo tetto sia rotto. A volte lo si ripara e, benchè non sia una garanzia, questo è meglio di nulla. Tuttavia questa casa con un tetto poco stabile e sicuro non fa vivere bene che ci sta sotto.
Quali le ragioni?
Purtroppo in questo tempo la famiglia è caratterizzata da entrambi genitori che devono lavorare con orari sempre più accaniti e dove la crisi economica di oggi contribuisce a rendere complicate le cose e le relazioni. Accanto ci sono istituzioni come la scuola che non stanno aiutando la famiglia la quale è sempre più isolata e dove i membri, in particolare i figli, sono sempre più soli e in balia di loro stessi.
Un tema quello della solitudine che lei ha affrontato in un libro di qualche anno fa dal titolo “Se la casa è vuota”…
Sì, in effetti questo vuoto è il segno di una struttura a cui istituzioni come la scuola non hanno saputo dare aiuto. Avrebbe dovuto venire incontro alla famiglia offrendo spazi e tempo per colmare questo dilagante aspetto della solitudine, ma gli insegnanti hanno sempre sottolineato che la scuola non è la babysitter della famiglia…
E come dovrebbe venire incontro?
Non deve certo sostituirsi alla famiglia ma offrire opportunità di interventi pomeridiani e nello stesso tempo di custodia perchè bambini non stiano da soli per strada abbandonati a loro stessi.
Scuola e famiglia dovrebbero collaborare perché ormai in quasi tutta l’Europa è assodato che le lezioni pomeridiane sono un impegno non solo per i piccoli delle elementari ma anche per quelli delle medie e delle superiori. È ovvio che nonni e zii facciano il possibile per aiutare i genitori a non lasciare soli i figli piccoli ma anche quelli più grandicelli hanno bisogno di essere seguiti. Mi domando se sia giusto lasciarli soli da 14 anni su? Io credo che sia una follia perché molto spesso finiscono per stare tutto il giorno sul pc a fare giochi di ruolo o attratti dai dei sociali network oppure in strada.
Nel suo ultimo libro “Gli altri e io” lei prende come protagonista una ragazzina di 11 anni, Bianca, che vive la separazione dei genitori e l’esperienza della famiglia allargata.
Ho scritto questa storia in modo ironico. Si tratta di una sorta di diario, di una specie di confessione di una ragazzina con la quale volevo parlare della famiglia allargata. Oggi pare che vada di moda questa struttura anzi è spesso esaltata dalle telenovelas, dalle fiction comiche. Sembra quasi un toccasana. Ho scritto allora questa storia dicendomi: “Vediamo cosa ne pensano i protagonisti, i figli”. Anche perché può essere un’esperienza positiva per tutti se c'è grande civiltà e grande cultura: la famiglia allargata può funzionare molto bene anche se non sempre è garanzia di benessere.
Ha avuto riscontro di come ragazzi vivono la separazione e le nuove famiglie?
Si, sono stata in molte scuole e ho visto molte ragazzine che venivano da me in gran segreto. Qualcuna parlava di fronte a tutti ma la maggior parte veniva a dirmi dopo la conferenza “ Ma come ha fatto capire quei miei sentimenti? Perché io sto vivendo le stesse cose della protagonista”.
Insomma ho trovato molto commozione e molto coinvolgimento quando si vivono i distacchi e le separazioni dei genitori. È una situazione complicata e complessa che si vive con fatica…
A me piaciuto molto quando le mette l'accento sull'inversione dei ruoli, cioè quando descrive i figli che si devono mettere a far i genitori dei genitori...
È vero emerge spesso l'immaturità dei genitori e il mito della giovinezza come il massimo dei valori. A quarant'anni i genitori si sentono ancora il diritto di innamorarsi di vivere la loro storia d'amore quando invece sarebbe il momento e il turno dei figli. In realtà i figli devono fare come fanno loro: assistono con ansia e preoccupazione ma anche curiosità a quello che sta succedendo affettivamente a papà e mamma.
Le emozioni sono identiche. L’inversione dei ruoli in fondo si vede anche fuori dal libro, perché gioventù e giovinezza fanno premio su tutto.