01 Dicembre 2018, 06.54
Vobarno
Lettere

La Biblioteca di Vobarno: finale di partita?

di Giovan Battista Bonelli

...e così ne scrive Gian Bonelli, lo storico bibliotecario, ponendo in dieci punti le sue perplessità sui destini dell'istituzione


Egr. Direttore,

preso atto della discussione apertasi recentemente sulla Vs. “newsletter” intorno al possibile spostamento della Biblioteca di Vobarno dalla sede attuale di piazza M. Corradini al Palazzo Comunale di piazza Ferrari, ringraziando chi mi ha preceduto, di cui ho apprezzato gli interventi, mi inserisco nel dibattito nel tentativo di offrire qualche ulteriore elemento di valutazione della situazione per il prosieguo del confronto in modo aperto e democratico.

Ricordando che a Vobarno la “vis polemica” non è mai mancata e che in più occasioni è esplosa in aperti contrasti, con accanimento (es. per il bocciodromo, per la passerella pedonale sul fiume, per il recente trasloco degli uffici comunali), non mi stupisco che ci siano schieramenti opposti anche sul fronte della sede bibliotecaria.

Intervengo, in quanto reputo di essere sufficientemente “informato sui fatti
”, in forza dei miei 40 e più anni trascorsi in biblioteca quale responsabile del servizio, dichiarando che la cosa non è nuova ma si trascina da tempo: sono infatti almeno quattro anni che qualcuno ne parla nell’ambito comunale, prima in maniera velata, come auspicabile eventualità, e poi in modo sempre più perentorio, quasi fosse un atto dovuto, lasciandomi tutte le volte stupito per la leggerezza con cui l’affermano: ora anche pubblicamente.

E’ diventata una disputa da bar.
In un’Assemblea degli Utenti di qualche anno addietro, da elementi dell’Amministrazione locale venne data la motivazione: “questa biblioteca non ce la possiamo permettere”, è troppo grande, troppo dispendiosa, quasi inutile con tutto questo spazio, in definitiva, un errore istituzionale.
Lo stesso servizio si sarebbe potuto attuare anche in ambienti ben più modesti.

E a riferirlo erano persone coinvolte direttamente nella gestione del nostro comparto, che constatavano giorno per giorno i risultati raggiunti: la ricchezza patrimoniale e di servizio, la molteplicità delle mansioni svolte con efficienza ed efficacia, la frequentazione assidua e diversificata degli utenti in un ambiente accogliente, confortevole, pensato per queste funzioni; inoltre, la notevole considerazione ottenuta in ambito provinciale, quale nodo portante di un’architettura di cooperazione intensa e condivisa sintetizzata nella sigla RBBC (Rete bibliotecaria bresciana e cremonese).
E poi, il gradimento della popolazione per il lavoro svolto, espresso apertamente con sincesa partecipazione.

Ma i detrattori continuavano: le vetrate sono dispersive, il riscaldamento costa, la luce anche, il pavimento non è idoneo, quindi spegnere le luci, ridimensionare, risparmiare, e poi tagliare, tagliare…

E nel 2015 sono cominciati i tagli: 50%  del “budget” annuale per il rinnovamento documentale, riduzione di 10 ore la settimana dell’apertura al pubblico, eliminazione di una figura professionale, nel 2016 taglio di 40 abbonamenti ai periodici, nel 2017 azzeramento totale della disponibilità per acquisto dei materiali librari.
E senza poter discutere, dissentire, no.

Perchè?
Perchè il Comune non aveva soldi e doveva togliere qualcosa a tutti, quindi anche alla biblioteca.
Giusto, senza dubbio: ma, per come è avvenuto, a me è sembrato che si fosse calcata un po’ troppo la mano, volutamente, contro la nostra istituzione, nel tentativo di svilire il servizio nel suo insieme: in definitiva, la salubre mortificazione di un’eco troppo fastidiosa.

E mi sono chiesto anche come mai le Amministrazioni Comunali precedenti non avessero posto in essere forme restrittive di questa portata, nonostante la vulnerabilità economica di cui certamente soffrivano. 
Tradotto: per scale di valori differenti da quelle attuali, una maggiore attenzione e sensibilità per il settore culturale, una migliore considerazione per la popolazione, per gli utenti e i loro bisogni.
Va beh!

Veniamo ora alla questione del cambiamento di sede.
Riassumendo, quella di piazza Corradini è piena di difetti: lunga, larga, “fuori controllo”, esageratamente costosa, deprecabile, una nave che affonda: e paga Pantalone, qualcuno dice.

Per sottrarci al naufragio i nuovi Amministratori ridanno vigore alla soluzione dello spostamento dell’intero comparto bibliotecario in piazza Ferrari, presso l’ex Palazzo Comunale, dove sono da poco ultimati i lavori di consolidamento antisismico, risanamento e abbattimento delle barriere architettoniche, con ascensore: erano lavori da fare e sono stati fatti.

Non sto a polemizzare se erano tutti da fare, con quali tempi, ma le modalità con cui si è arrivati a questo risultato e quanto sia costato il trasloco di tutti gli Uffici comunali (dentro e fuori del palazzo) non è dato sapere: eppure, anche questo è sulle spalle di Pantalone, oppure Pantalone se ne è dimenticato?

Bene, abbiamo ora a disposizione una possibile/probabile nuova dimora
, perché gli Uffici non rientreranno al loro posto.
E’ stato dichiarato “da chi può”, contraddicendo le pubbliche promesse del Luglio 2015.

Nel contempo, ci tengo a precisare che l’idea di vedere la Biblioteca  nello storico edificio non mi disturba affatto, anzi mi gratifica.
Ritengo infatti che il Palazzo Comunale sia uno dei più begli edifici pubblici del circondario, incastonato fra il prezioso ponte veneziano e l’elegante Parrocchiale, con l’arcigna torre civica al fianco: il cuore storico dell’abitato.
Sarebbe una gioia vederlo rianimato per assolvere ad una pubblica funzione, ma siamo sicuri che sia adatto ad accogliere una biblioteca come la nostra?

Questo è un primo punto su cui riflettere, perché per poterlo realizzare ci vorrebbe un preliminare “studio biblioteconomico” che ne definisse, anzitempo, aree funzionali, uffici, magazzini, sale pubbliche, etc., distribuiti sui 4 livelli di cui si compone l’edificio.
A ciò va aggiunto un altro studio puntuale sull’impiantistica, illuminotecnica, telefonica, informatica e multimediale, acconcio alle necessità: e questo è il secondo punto su cui meditare, perché non si tratta di posizionare soggiorno, camera e cucina.

Terzo punto: di quanti metri quadri dispone il palazzo? 800/1000 circa (anche meno), mentre la sede attuale ne offre 2000 (1600 calpestabili). E’ un dato importante da sapere, per valutarne la fruibilità in caso di utilizzo plurimo in contemporanea (utenti, scolaresche, eventi);

4. punto: quale sarà la portata delle solette? Sono tutte controllabili? Reggeranno il peso degli oltre 53000 documenti che possediamo?

5. punto: le attrezzature di contenimento (scaffalature), i tavoli, le sedie, le poltrone, i banconi di servizio, andranno bene o dovranno essere adattati,  e magari integrati, per rispondere alle nuove esigenze?

6. punto: il personale professionalizzato, dovendo badare a 4 livelli con differenti prestazioni, verrà aumentato nella consistenza o verrà diminuito, per risparmiare? A mio parere dovrebbe aumentare per garantire servizi di accoglienza, orientamento, “reference”, prestito e sorveglianza in ogni area;

7. punto: a ciò andranno aggiunte le normali spese di luce, riscaldamento, raffrescamento estivo, pulizie, vigilanza notturna, come per la sede attuale;

8. punto: quanto costerà il trasloco e la ricollocazione di tutta questa massa di materiali librari e non?

9. punto
: quali saranno le possibilità di sviluppo future di un servizio in espansione, come il nostro, in uno stabile interessante ma con mq. ridotti alla metà già in partenza?

10. punto
: sarà utile ascoltare anche la “vox populi” in merito.
Cosa ne pensate?

Allora mi chiedo e Vi chiedo: quale è l’obiettivo dell’Amministrazione Comunale con il cambio sede?
E’ il risparmio sui costi di gestione, oppure è il voler dimostrare che si può fare tutto quanto si fa oggi in maniera egregia in una struttura “ingombrante”, sostituendola con  un’altra che conta la metà dei mq, per quanto parimenti interessante?

A mio parere, se viene ricercato il risparmio
, è opportuno che si abbandoni l’idea dello spostamento della Biblioteca e si cerchi di ottimizzare la struttura attuale, anche con interventi importanti (il fotovoltaico ad es.) per diminuire le spese correnti. Se invece si pensa al miracolo di equiparare le prestazioni nelle due diverse collocazioni, gli addetti ai lavori dovranno porre mano a tutti i punti sopra evidenziati, facendo i conti passo passo e senza fretta, perché non c’è nessuna urgenza, per fortuna.

Se, poi, l’Amministrazione scoprisse che ci può riuscire senza penalizzare nessuno (utenti, studenti universitari, scolaresche e la popolazione in genere, le attività), per conto mio potrebbe anche provare, è una sfida, spiegando preventivamente, e in tempo utile, alla cittadinanza le ragioni che sottendono questa scelta e su come intendono farvi fronte, visto che non hanno soldi, dicono.

Inoltre, dovrebbero giustificare al mondo quale sarà il destino riservato all’ex-edificio bibliotecario di piazza Corradini, un “monumento di archeologia industriale” con vocazione culturale che, per quanto bello e apprezzato come uno del migliori nell’intera Lombardia, verrà abbandonato senza un valido motivo, se non la cocciutaggine di chi vuole dimostrare l’impossibile.

Ringrazio tutti.
Saluti

Giovan Battista Bonelli – (Gian)
ex-Bibliotecario di Vobarno



Commenti:
ID78701 - 01/12/2018 20:19:53 - (Prometeo79) - Punteggio tennistico.

Bonelli asfalta Ferrari 6-0 6-0E qualcuno ancora pensa che la cultura non faccia la differenza...Grazie di cuore per i 40 anni di servizio Gian, e per aver ancora voglia di difendere la Biblioteca vobarnese (o la cultura).

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