La ferrovia della Valsabbia passava alla Provincia

Il 15 febbraio di cento anni fa veniva messa in liquidazione la Società Ferrovia Rezzato-Vobarno-Caffaro e il primo luglio la linea la ferrovia della Valle Sabbia veniva riscattata dalla Provincia di Brescia con lo scopo principale di assicurarne il prolungamento fino a Vestone e al Caffaro secondo la sua direttrice naturale delle Giudicarie.
Nel frattempo, il primo aprile era stata sottoscritta una convenzione tra la Società Ferrovia Rezzato-Vobarno-Caffaro e le Ferrovie dello Stato per il servizio cumulativo dei trasporti: tra l’altro prevedeva la sistemazione della stazione di Rezzato per favorire il transito dei treni della linea Rezzato-Vobarno alla stazione delle Ferrovie dello Stato di Brescia, utilizzando i binari della Milano-Venezia.
La lunghezza della linea Rezzato-Vobarno era di 25 chilometri e 992 metri compresi 100 metri del binario di raccordo con la stazione di Rezzato delle Ferrovie dello Stato.
La linea, lasciata la stazione di Rezzato, seguiva per un breve tratto parallelamente la ferrovia Brescia-Verona, poi, volgeva a sinistra fino a portarsi presso il Naviglio Grande Bresciano nella Valle del fiume Chiese. Costeggiando, quindi, il Naviglio toccava Virle Treponti, Mazzano, Nuvolera, Goglione Sopra (oggi Prevalle) per poi traversare con un ponte in ferro il fiume Chiese poco prima di Gavardo e portarsi sulla sponda sinistra di quello accanto alla strada provinciale di Tormini.
Toccata l’abitato di Bostone, dove si staccava un binario di raccordo (ancora in situ) a servizio del Lanificio di Gavardo, giungeva a Villanuova, dove un altro binario di raccordo la collegava al cotonificio Ottolini.
Giungeva, quindi, a Tormini dove vi erano ben due stazioni: Tormini scalo e Tormini chalet. Traversata sopra un ponte la carrozzabile per Cunettone, seguiva ancora parallelamente il Chiese, toccava la fermata di Roè a servizio del cotonificio Hefti, traversava la strada che si inoltrava in Valle Sabbia e ripassato nuovamente il fiume poco prima di Pompegnino, con un ponte parte in muratura e parte in ferro, si dirigeva alla stazione di Vobarno paese. Dopo aver nuovamente passato il fiume, raggiungeva la stazione terminale di Vobarno ferriera alla quale dava intenso movimento una delle più grandi e rinomate ferriere italiane, quella della ditta A. Migliavacca e C.
I fabbricati per i viaggiatori di tutte le stazioni erano uguali: al pianterreno erano gli uffici, le sale d’aspetto ed i magazzini; il primo piano con locali distribuiti come il piano terreno, servivano per abitazione del Capostazione. Solo la stazione di Gavardo aveva anche due corpi di fabbrica uniti al fabbricato principale.

Antonio Tantari

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