Non c'è sfogo per il rio Bersanì

Si sono dati da fare un po’ tutti ieri a Collio di Vobarno e verso mezzogiorno, come del resto era nelle previsioni, le decine di metri cubi di detriti e di acqua fangosa che hanno invaso prima le vie Canonica e Pavoni, poi un po’ tutti i cortili e gli scantinati, erano stati portati via.

Protezione civile, operai del Comune, tecnici degli enti preposti, dite specializzate con le idrovore, ma soprattutto i tanti volontari della contrada non hanno certo risparmiato le forze.
Nel frattempo gli addetti comunali hanno pulito le griglie e svuotato dalla ghiaia le condutture.

Tutto a posto, insomma, o quasi.
Se la parte vecchia della frazione Collio, nel pomeriggio di ieri, non sembrava nemmeno più quella colpita dalla gran massa d’acqua, di fango e sassi appena il giorno prima, infatti, lo stesso non si può dire per il malcontento da parte di alcuni contradaioli.

«Non se ne può più: non è possibile che ogni due anni, quasi con regolarità, arrivi l’acquazzone che in pochi minuti crea disastri come questo» ci dicono.

Sembra infatti che il rio che scende dalla località Bersanì, principale responsabile ieri dello scorrere di detriti per le strade, fino a qualche decennio fa avesse il suo bel fosso nel quale sfogare l’irruenza delle piene, proprio a ridosso della chiesetta della frazione.

A quanto pare, all’epoca, sono stati sufficienti alcuni anni di relativa bonaccia perché a qualcuno venisse in mente di tombinarlo e di costruirci sopra, di fatto strozzandone lo sfogo.

Insomma, sembra che anche a Collio di Vobarno, come in numerose località del nostro Bel Paese, i problemi idraulici non derivino tanto dai cambiamenti climatici che provocano le cosiddette “bombe d’acqua”, quanto dalla voracità umana di territorio. Umani con più interessi da soddisfare che memoria, s’intende.
Poi a pagarne le conseguenze siamo tutti quanti.

.qui l'articolo di ieri con la Photogallery

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