Com'è triste... il mio fiume

Ogni tanto mi capita di soffermarmi sul ponte “vecchio” del mio amato paese per vedere l’impetuosità del Chiese.
Non nascondo che non mi sento del tutto sicuro, ma poi mi tranquillizza il fatto che un ponte “veneziano”, non  può tradirmi.

Osservando l’acqua minacciosa, scorgo passare sotto di me, plastica, sportine colme di sporcizia, pezzi di cellophan, damigiane di vetro, polistirolo, tronchi di alberi, bastoni di ogni tipo.
Rimango esterefatto da tutto ciò, nonostante la continua campagna di sensibilizzazione fatta dai mass media e dalle istituzioni locali per preservare il territorio.

Desolato lascio il ponte e mi soffermo nella piazzetta sottostante, cercando di ascoltare quello che il mio fiume mi sta dicendo, lui mi parla ed io ascolto:

«Fin dalla mia sorgente si sono insidiati piccoli borghi diventati col passare degli anni ricchi paesi; lungo il mio letto l’uomo ha costruito una strada lunga tutta la valle, sono sempre stato generoso con lui, ho irrigato i suoi campi, ho fatto girare i mulini per sfamarlo, ho alimentato le fucine per costruire attrezzi per l’agricoltura, infine sono stato determinante nella produzione di energia elettrica facilitando, così, il sorgere di opifici lungo tutto il mio percorso.

Per secoli sono stato testimone dell’evolversi della vita nell’arco dei tempi.
Tuttavia non tutte le persone mi rispettano. Fortunatamente sono poche quelle che si comportano male, ma uno su cento riesce comunque a danneggiare tutti: ecco perché sono tanto triste».

Rientro a casa un po’ sconsolato, pensando a quell’un per cento e mi auguro che un domani, spero il più presto possibile, diventi l’un per mille.
Forse mi illudo, ma sono convinto che la cultura nel tempo, possa migliorare le persone.
Voi cosa dite ?                         
 
Con cordialità Mario Pavoni
 
.fiume Chiese in piena, repertorio

Invia ad un amico Visualizza per la stampa

Tag

Commenti:

Vedi anche