04 Giugno 2015, 06.47
Valsabbia Vobarno
Genitori & Figli

Intervista a Teresa Manes

di Giuseppe Maiolo

Il tema della conferenza di stasera per il ciclo di "GENITORI IN FORMAzione" è quello del bullismo e del cyberbullismo.  A parlarne alle  20,45 presso la Biblioteca comunale di Vobarno, ci sarà Teresa  Manes, madre di Andrea


La sua presenza in questo percorso è di grande importanza per i genitori e per tutta la comunità che vuole occuparsi delle sfide educative che ci attendono.
Prima di tutto perché l’intervento di Teresa Manes è una testimonianza drammatica e sofferta sul tema del bullismo e del pregiudizio.
In secondo luogo perché la sua vicenda umana ci deve spingere con urgenza a riflettere sul fatto che di bullismo e di omofobia è facile esserne vittima e si può finanche morire.

In rapida crescita il fenomeno del bullismo, infatti, sta mettendo a rischio un numero sempre maggiore di bambini e adolescenti, soprattutto perché oggi dalla violenza fisica e dalle minacce si è passati alla prepotenza e alle offese veicolate attraverso la rete.
Per questo oggi si parla con sempre più allarme di Cyberbullismo.

Pur non essendoci dati precisi sulla consistenza del fenomeno che rimane prevalentemente sommerso, secondo alcune ricerche fatte agli adolescenti, almeno il 50% degli intervistati sostiene di aver subito atti di cyberbullismo e che solo il 10% riesce a parlarne con qualcuno che sia un adulto, un familiare o una persona in grado di aiutare.
Meno ancora sembra essere la percentuale di chi riesce a denunciare alle Forze dell’Ordine le violenze, i soprusi, gli atti di diffamazione che vengono diffusi a mezzo chat e postate sui Socialnetwork, di cui i ragazzi fanno un assiduo uso quotidiano.

Di questi scenari e della loro drammatica pericolosità, a cui la comunità educante dedica ancora poca attenzione, parlerà Teresa Manes.
Soprattutto porterà la storia umana di una madre che d’improvviso ha dovuto confrontarsi con il suicidio del figlio e la terribile scoperta che quel gesto estremo, era il segno della solitudine e della totale disperazione in cui un ragazzo di 15 anni era caduto a seguito di offese, derisioni, e azioni di prevaricazione.
In altre parole, come fa ormai da tempo girando per l’Italia, Teresa ci racconterà quanto il bullismo, il pregiudizio e l’omofobia siano piaghe sociali pervasive contro cui dobbiamo lottare.

A lei, che ha fondato e presiede l’Associazione Italiana Prevenzione Bullismo www.aipreb.it, autrice del libro “Andrea. Oltre il pantalone rosa” (Graus Editore), abbiamo posto alcune domande per anticipare il suo prezioso intervento di stasera.

La vicenda personale che hai vissuto è una drammatica testimonianza di quanto il bullismo sia una realtà terribile e devastante. Perché secondo te finora l’abbiamo un po’ tutti sottovalutata?

Credo che fondamentalmente si debba partire dal fatto che il bullismo viene percepito dai ragazzi che lo subiscono, come una sorta di iniziazione, come un rituale, un passaggio obbligato. Una tappa che anticipa l’ingresso ad un mondo non meglio definito.
Certo è che se nelle vittime vi è la tendenza a subire una “piegatura” ad un sistema così ragionato è perché questo sistema è imposto dai modelli sociali stereotipati di riferimento che vengono presentati come le sole soluzioni valide future.
Ed è proprio qui che, forse, va trovata la risposta. Nel mezzo, tra un passato ovattato e fantastico e un presente che, improvvisamente, si affaccia disincantato e che volge ad un futuro, sempre più incerto ed insicuro. Un futuro dove solo chi è duro la vince, mentre per gli altri rimane solo la rassegnazione.
Così si fa finta, più o meno volutamente, di non accorgersi di un malessere giovanile che dilaga in una società sempre più in crisi e sempre più povera di strumenti di soccorso.
Una società che investe nell’AVERE e non nell’ESSERE e che, per questo, conoscerà sempre un senso d’impotenza in quanto capace di attuare solo interventi di emergenza e, soprattutto, non  una sana politica sociale.


Con il  libro che hai scritto “Andrea. Oltre il pantalone rosa”  racconti  la tragedia che ti ha colpito e permetti al lettore di conoscere la realtà di una madre che non solo si deve confrontare col dolore più grande che possa capitare, ma anche con i suoi sensi di colpa.
Avevi qualche  altro obiettivo che ti ha spinto a scrivere?

Un figlio che si ammazza ti fa una violenza inaudita. E’ come se ti sbattesse spalle al muro e ti costringesse a fare un esame introspettivo di te stesso; spingendoti a scavare così a fondo, fino a farti ritrovare come verme della terra.
Scrivere mi ha aiutata in un percorso di ricostruzione e, in effetti, questo mi ha condotta poi ad un sbocco di rinascita. Man mano che scrivevo, però, non solo recuperavo una ragione, ma stavo imparando a conoscere e documentare la solitudine in cui, senza saperlo, tutti noi, spesso, ci rintaniamo.
Mio figlio, in fondo, è stato ammazzato dal suo stesso silenzio e anch’io, quando giustificavo certi suoi malumori con la “pezza dell’adolescenza”, quietavo una vocina che, forse, aveva visto più lontano di me.
Così è nato il bisogno del dover raccontare.
Non per la presunzione sciocca di salvare il mondo ma per costituire, questa nostra storia, che è una storia senza tempo o, magari, solo uno spunto di riflessione.


Quali cose si possono dire perché gli adulti si rendano consapevoli di questo problema e i genitori possano aiutare i loro figli?

Essere e fare il genitore non è un mestiere facile. Io mi piacevo come mamma. Eppure, con Andrea, mi è andata male. Male davvero.
Francamente suggerimenti da dare non ne ho.
Cosa potrei dire di veramente utile?
 “Parlate?”  Con lui, vi assicuro, era cosa che facevo…
“Non abbassate mai la guardia?”… Ma, così, non si finirebbe col trasmettergli angosce esagerate?
Oggi, ad es. con l’altro mio figlio, Daniele, non riesco a proibirgli l’utilizzo del web. E’ come proibirgli di andare AVANTI.
Certo, ogni tanto, di nascosto, gli controllo whatsapp …
Anche ad Andrea, però, di tanto in tanto, controllavo il suo profilo su Facebook ed è andata com’ è andata…
Alle  volte, mi dico : ”Terè, fatti il segno della croce e che il buon Dio ,stavolta, te la mandi buona.”
Altre volte ancora, è meglio se non penso..


Ci sono anche suggerimenti da dare ai ragazzi?

L’unico messaggio che mi levo veramente dal fondo della pancia e che rivolgo a cuore pieno ai ragazzi è quello di avere, in certe situazioni date, uno scatto di coraggio verso se stessi e di PARLARE.
“Uscite fuori dal silenzio! Non è lui ad esservi veramente amico!”


Di recente hai dichiarato di avere un pensiero folle che ti guida, quello di resuscitare tuo figlio. Vuoi dirci cosa significa?

Già scrivendo la storia di Andrea e racchiuderla in un libro che porto nelle scuole è come riportare mio figlio tra i banchi e  tra i ragazzi  …
Un eterno fanciullo che accompagnerò (finchè posso) in giro, ovunque, per presentarlo a tanti amici nuovi cui possa  -attraverso la lettura del racconto o le parole di sua madre- lasciargli impresso qualcosa. E che questo qualcosa, sia GIOIA PER LA VITA.

Di recente, ho iniziato ad assistere ai lavori della presentazione del DDL 1261 sulla prevenzione e contrasto del bullismo e cyberbullimo -di cui è prima firmataria la Senatrice Elena Ferrara e che ha avuto, ultimamente, l’approvazione del Senato.
Arrivare ad una legge che dia un inquadramento giuridico al fenomeno bullismo, assicurando centralità alle vittime e sapere che la storia di Andrea, insieme a quella di Carolina, siano state  da stimolo ad un tale traguardo  di conquista civile mi da quell’appiglio ad un pensiero- forse delirante- che certe morti non siano rimaste senza senso.

Il tirar su anche l’A.I.PRE.B. Associazione Italiana Prevenzione Bullismo, coi nostri piani di prevenzione nelle scuole, mi fa credere che lo spirito di mio figlio è in tutto ciò che faccio rendendolo eterno e dando alla MORTE, dunque, un significato nuovo … quello del DONO!


Giuseppe Maiolo
www.ciripo.it




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