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martedì, 14 maggio 2024 Aggiornato alle 09:00Blog - Eppur si muove

Rimettiamoci la maglia

di Leretico

I tempi che corrono sono sempre più difficili. Non siamo più capaci di ritrovare quegli anni di intensa euforia che vennero dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989...

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Il comunismo sovietico era definitivamente crollato, l'Europa aveva l’opportunità di realizzare il grande sogno di unità di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, la possibilità di smettere finalmente con le rivalità tra potenze europee. 

Sorgeva dalle ceneri della guerra fredda un movimento per la costruzione di nuove relazioni, e addirittura di nuove alleanze, che non solo aveva ottime possibilità di riuscire in progetti inconcepibili dal punto di vista politico fino a solo qualche anno prima, ma che sull’onda dell’entusiasmo prefigurava anche il coinvolgimento della Russia in un nuovo ordine mondiale che sarebbe stato in grado di garantire pace e prosperità.
 

Purtroppo, quel sogno europeo che tanti cuori aveva fatto battere all’unisono, non si è realizzato. La fine del cosiddetto socialismo reale e il suo crollo così repentino e mal gestito, non si sono tradotti nel tempo in un nuovo ordine, ma forse nell’opposto. I diversi problemi e i numerosi nodi irrisolti non avevano permesso il consolidarsi di un nuovo, vero, condiviso modo di vedere il mondo.
 

La repentina separazione degli stati appartenenti all’URSS che confluirono nella Federazione degli Stati Indipendenti, generò un senso di spaesamento nella maggior parte della popolazione Russa che vedeva crollare i propri punti di riferimento esistenziali senza un’alternativa che fosse quantomeno paragonabile.

L’indipendenza dell’Ucraina, per esempio, benché sulle carte fosse emersa dai patti di quel lontano1990, era un’eresia inammissibile per i russi, una separazione solo sulla carta, ma impossibile nelle loro menti come in passato era stata la cessione della Crimea all’Ucraina voluta e firmata da Chruščёv il 19 febbraio del 1954. Una cessione sulla carta, inesistente nei cuori dei russi, impossibile all’interno dell’idea di grandezza e inseparabilità da sempre coltivata della” Grande Madre Russia”.
 

Nei primi anni ’90 la Russia era militarmente debole, ma forte era il desiderio di rivalsa, l’anelito al recupero della posizione di rispetto mondiale, conquistata con la vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale, ma perduta con la frettolosa e umiliante dissoluzione dell’URSS di cui il debole Gorbačёv venne ritenuto l’unico responsabile.
Da quel momento ci vollero per la Russia almeno dieci anni per raggiungere una nuova stabilità economica e almeno altrettanti per consolidare la crescita, ottenuta soprattutto attraverso gli scambi commerciali con l’Europa occidentale, e incominciare a investire in armamenti senza rischiare il tracollo socioeconomico capitato al regime comunista precedente. 

Tuttavia, l’Occidente democratico era per Putin solo una risorsa da sfruttare per poter drenare quelle ricchezze utili e necessarie al suo progetto di ripristino della grandezza perduta, a lavare l’onta dell’umiliazione subita nel 1989.
Gas e petrolio a prezzi eccezionalmente bassi furono le risorse subito messe sul mercato dai russi per imbrigliare Germania, Italia e Francia nella loro ragnatela “anestetica”, tessuta per impedire la loro reazione ai programmi di espansione, sempre più espliciti dal 2014 in poi, già dal primo momento in preparazione.
 

Nel frattempo, i paesi europei che avevano subito per più di quarant’anni l’oppressione della dominazione comunista russa, i paesi come la Cecoslovacchia di allora, così ben raffigurata dal suo maggiore scrittore Milan Kundera recentemente scomparso, non avevano mai smesso di temere la Russia. 

Conoscevano bene l’aggressività solo momentaneamente addormentata del loro vicino e si affrettarono a cercare protezione in chi aveva la potenza militare sufficiente a contrapporsi al temuto risveglio della potenza russa.
Sbagliano dunque coloro che, sull’onda della propaganda, disegnano l’espansione ad est della NATO come una volontà di conquista. Nessuna volontà di conquista occidentale, ma semplice dinamica di sentimenti di popolazioni da decenni vessate e memori delle violenze politiche e militari subite, che non volevano nuovamente ricadere sotto il dominio dei vecchi invasori.
 

Nonostante questa constatazione sia così facile, non c’è alcuna ricostruzione storica di questo tipo che possa convincere i nostalgici più estremi, ed è così che sta avvenendo uno stranissimo fenomeno, che nemmeno gli storici più preparati si sarebbero aspettati accadesse: gruppi e movimenti di estrema sinistra e di estrema destra si sono uniti in un odio comune, inaudito e imprevedibile, nei confronti dell’Occidente che li ospita per essersi schierato in difesa dell’Ucraina.
 

La sorpresa è stata davvero molto grande e dobbiamo in qualche modo trovare una ragione per questo corto circuito che non fa certo diminuire la preoccupazione per la democrazia, ma la rende addirittura più acuta e inquietante.
Gli estremisti di destra evidentemente plaudono al regime fascista sorto in Russia con l’avvento al potere di Putin, soprattutto amano i proventi che per questioni di strategia politica hanno cominciato a giungere nelle loro tasche da quel paese. 
 

Capire invece cosa sia accaduto all’estrema sinistra è molto più difficile. 

Tuttavia, dobbiamo cercare la ragione essenziale nel sentimento di abbandono e scoramento che ha attanagliato per anni quei nostalgici della bipartizione del mondo uscita dalla fine della Seconda Guerra mondiale. 

A quei tetragoni sostenitori della bontà e della potenza russa di allora, non importa nulla di quanto sia fascista il regime di Putin di oggi, basta semplicemente che questo sia nemico del loro vecchio nemico ideologico perché divenga immediatamente loro amico.
 

È tutta una questione di nostalgia, perché essenzialmente non siamo più in grado di sognare come una volta, non siamo più in grado di immaginare un futuro che coinvolga i nostri cuori e che ci permetta di andare al di là delle paure normalmente si provano di fronte all’ignoto che ci viene incontro. 

Sembra più rassicurante guardare nostalgicamente nello specchietto retrovisore piuttosto che affrontare le curve pericolose che ci propone la strada difronte a noi.
Il tempo peggiora, il temporale intravisto a oriente minaccia di diventare tempesta se non uragano. 

L’aria si è fatta più fredda, “rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare”, oppure sono definitivamente già cambiati.

Leretico

 


 

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