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venerdì, 17 maggio 2024 Aggiornato alle 09:02Blog - Glocal

Se il “bio” finisce nella trappola del consumismo

di Valerio Corradi

Quando è nata e come si è trasformata nel tempo l’agricoltura biologica? Un libro ripercorre la storia del “bio” e riflette sulle sue tendenze più recenti.

La storia dell’agricoltura biologica è un impasto originale di cognizioni scientifiche e di valori umanistici, di concezioni alternative del mondo e di progetti per assetti futuri della società. 

 

È con queste parole che lo storico Piero Bevilacqua presenta il documentato e appassionato testo “Storia del biologico. Una grande avventura” di Alberto Berton, pubblicato dall’editrice Jaca Book e dalla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia. Un volume che contestualizza le vicende del “bio” all’interno delle più ampie trasformazioni socioculturali della nostra società e che mostra come questo fenomeno non sia una moda passeggera, ma un movimento scientifico e sociale che ormai vanta più di un secolo di storia. 

 

Oggi come ieri, esso incarna l’esigenza di sperimentare e di mettere a sistema un diverso modo di fare agricoltura e di rapportarsi al cibo, agli animali e alla terra. Le istanze più innovative del biologico, avviate in Italia dalle pionieristiche riflessioni di Alfonso Draghetti e Girolamo Azzi, almeno fino agli anni Ottanta, sono state incarnate da poche, isolate e osteggiate esperienze capaci di sfidare il persistente atteggiamento conservatore di buona parte del mondo rurale. 

 

Come evidenzia Berton, per molto tempo si è pensato che coltivare senza ricorrere alle sostanze chimiche di sintesi, chiudere in loco i cicli ecologici, utilizzare con parsimonia gli strumenti meccanizzati e mantenere la biodiversità in pieno campo fossero segnali di arretramento ovvero che costituissero dei passi indietro rispetto ai “progressi” generati dall’efficientismo dell’agricoltura industriale. 

 

Solo negli anni Novanta, per diverse ragioni (non ultime il dibattito sugli ogm, l’aggravamento della crisi ecologica, l’enfasi sulla salute) si è registrata una crescente attenzione verso il mondo delle produzioni biologiche e una rapida evoluzione sul piano della regolamentazione che ha favorito l’inglobamento dei prodotti “bio” anche nella grande distribuzione organizzata. 

 

La seconda parte del volume di Berton discute proprio i diversi e ambivalenti aspetti che l’avvento del biologico commerciale 2.0 sta comportando per i produttori e per i consumatori. I dati presentati rendono evidente l’avvenuta “colonizzazione” delle produzioni biologiche sempre più invischiate in logiche consumiste di mercato e di import/export sotto la spinta proprio di quelle forme organizzative omologanti e di tipo intensivo rispetto alle quali, inizialmente, esse si ponevano come alternativa. 

 

Di fronte alla “convenzionalizzazione” del biologico, oggi assistiamo alla reazione di molti produttori che preferiscono ricostruire canali e reti alternative alla grande distribuzione. Si tratta ora di capire quale sarà il futuro dell’agricoltura biologica dopo che essa è completamente uscita dalla propria nicchia. Secondo alcuni operatori è sempre più necessario il recupero di quell’originaria tensione ideale (scientifica, etica e politica) che aveva contraddistinto la fase pionieristica e che oggi rischia di evaporare di fronte alla brandizzazione del “bio”, all’enfasi sui meri aspetti tecnici e a una riduttiva concezione del “made in Italy”. 

 

Come evidenziano le riflessioni contenute nel capitolo conclusivo (dedicato al biologico 3.0) molte sono le questioni che rimangono aperte. Tuttavia, le più lungimiranti esperienze di agricoltura biologica dimostrano come sia possibile, anche oggi, operare mantenendo i tratti ideali originari, senza smarrire il potenziale creativo, tanto da far diventare il biologico un fattore chiave nella costruzione di uno sviluppo locale sostenibile, capace di coinvolgere aziende, gruppi di acquisto, reti associative e comunità nello scambio di prodotti e servizi dall’elevato valore ambientale e sociale. 

(tratto dal Giornale di Brescia)

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