Cooperazione in Valle Sabbia, da pilastro sociale a leva di innovazione
Una riflessione sul ruolo della cooperazione sociale nella nostra valle da parte di Michele Zanardi, già presidente dell’Ambito 12 di Valle Sabbia
La Valle Sabbia trova nel mondo della cooperazione una delle sue colonne portanti. In pochi decenni, un piccolo nucleo di operatori si è trasformato in una realtà che oggi coinvolge centinaia di persone, avvicinandosi al traguardo del migliaio di occupati, attivi nei servizi sociali, educativi, per la disabilità, l’abitare, il supporto alla pubblica amministrazione e molto altro. La cooperazione rappresenta uno dei principali motori di sviluppo economico e inclusione sociale per il nostro territorio.
Questo è un fattore che spesso non consideriamo perché poco percepito dalla cittadinanza, ma non è da sottovalutare: in una valle montana come la nostra, dove il rischio di spopolamento e marginalizzazione è sempre presente, la cooperazione svolge un ruolo fondamentale nel mantenere vive le comunità, garantendo risposte ai bisogni di chi vive e lavora qui, creando anche importanti alleanze tra impresa profit e no profit, pensiamo per esempio alle grande sfida dell’inserimento lavorativo o la rivoluzione delle politiche di welfare aziendale.
Tuttavia, ci troviamo in una fase cruciale, segnata da sfide importanti che non possiamo ignorare. L’adeguamento salariale previsto dai nuovi contratti nazionali è un tema centrale. Riconoscere ai lavoratori della cooperazione retribuzioni più adeguate è un atto di giustizia, necessario per valorizzare chi, con professionalità e dedizione, lavora ogni giorno al servizio delle persone. Non si tratta solo di un adeguamento economico, ma di un messaggio chiaro: il lavoro nel sociale deve essere riconosciuto per l’alto valore che genera.
Questo passaggio, però, non può trasformarsi in un rischio per il sistema cooperativo e di conseguenza a chi oggi necessita di determinati servizi. Non può essere che l’aumento dei costi del lavoro si traduca in un ridimensionamento dei servizi offerti ai cittadini. Sarebbe un errore gravissimo, una risposta miope che penalizzerebbe non solo i lavoratori ma l’intera comunità valsabbina. Al contrario, l’adeguamento salariale deve essere l’occasione per ripensare e rilanciare il modello cooperativo, per trasformarlo in una leva di innovazione e sviluppo.
La risposta a questa sfida deve passare attraverso strumenti come la coprogettazione, che permette, la costruzione di rinnovate alleanze con il superamento del mero rapporto cliente/fornitore. È necessario costruire un dialogo stretto tra istituzioni pubbliche, cooperative e territorio tutto, per immaginare nuove progettualità e servizi che siano più vicini ai bisogni attuali. In un’epoca di cambiamenti profondi, non possiamo più limitarci a rispondere ai problemi del passato, ma dobbiamo anticipare quelli del futuro. Ad esempio, come possiamo garantire servizi più capillari in una valle dove la popolazione si disperde su territori vasti e in alcuni casi anche difficili da raggiungere? Come possiamo innovare le risposte ai bisogni educativi, sociali e abitativi per renderle più efficaci e sostenibili?
La tecnologia e la digitalizzazione, ad esempio, possono offrire strumenti nuovi per migliorare i servizi. Dall’assistenza domiciliare integrata con strumenti digitali, a progetti per un abitare sostenibile e inclusivo che guardi alle esigenze delle famiglie, delle persone anziane e dei giovani, le possibilità sono molteplici. Ma per coglierle serve una visione chiara e il coraggio di investire.
Allo stesso tempo, la cooperazione deve diventare un laboratorio per la sperimentazione sociale. Pensiamo ai bisogni che oggi sono ancora poco esplorati, come il sostegno alle fragilità nascoste, il contrasto alla solitudine o la creazione di spazi di comunità che favoriscano l’incontro e il senso di appartenenza. È in queste direzioni che dobbiamo orientare le nuove risorse e progettualità.
Questo momento di trasformazione può diventare un’occasione per rafforzare il legame tra il sistema cooperativo e il territorio. Le cooperative non sono solo un fornitore di servizi, ma un alleato strategiche per costruire una Valle Sabbia più inclusiva, più giusta, più innovativa e più sostenibile. Il dialogo con la pubblica amministrazione deve andare in questa direzione: non si tratta solo di contrattare costi e servizi, ma di condividere una visione comune per il futuro della valle.
Il rischio di spopolamento, che affligge molte aree montane, può essere contrastato solo se si riuscirà a creare un sistema di servizi che non solo trattenga le persone, ma le attiri. Una Vall Sabbia capace di offrire lavoro dignitoso, servizi moderni e risposte ai bisogni emergenti può diventare un modello per altri territori.
In definitiva, la cooperazione valsabbina è un patrimonio che va difeso e rilanciato. Ma questo richiede uno sforzo collettivo: investire nei lavoratori, nella qualità dei servizi e nella capacità di innovare. Se sapremo cogliere questa sfida, il sistema cooperativo non solo continuerà a essere una colonna portante della valle, ma diventerà il motore di una nuova stagione di sviluppo e inclusione per tutta la comunità.
Michele Zanardi