A Pompegnino un'altra storia
Più che un’auto è sembrata un bolide da corsa.
Il motore ha preso giri alla svelta e fin dalla prima notte della paura.
Gli ingranaggi della trasmissione, rappresentati dalle componenti politiche e amministrative, professionali e volontarie, non hanno certo creato problemi.
Soprattutto si sono dimostrati parecchio capienti i serbatoi del carburante che le hanno permesso di correre a lungo.
Semmai c’è stato qualche problema di assetto, ma solo nelle curve iniziali.
Come quello che provocato quel testacoda a Pompegnino, frazione raggiunta dagli aiuti solo a partire dal pomeriggio di sabato 26, quasi tre giorni dopo.
Così riportavano le cronache del 27:
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In trecento, più di metà della popolazione del piccolo borgo, alcuni di loro avevano addirittura dovuto chiedere le ferie dal lavoro, erano a quell’ora impegnati fra cartoni e sacchi a tirar fuori dalle loro case quanto poteva essere recuperabile.
Più in là i cittadini-muratori si stavano ingegnando con pali e tavole a sostenere alcuni muri pericolanti, mentre i Vigili del fuoco facevano cadere le tegole più esposte e presidiavano gli incroci fra le fettucce bicolori che segnavano il limite fra l’essere sicuri ed il rischio.
Ovunque le crepe a croce dei sussulti della terra.
Ci si arrangiava, insomma, ma col passare delle ore ci rendeva anche conto che da soli non si sarebbe riusciti a risolvere nulla: Ci manca tutto – diceva Catia Turrini, presidente del Comitato di frazione, accampata con altre volontarie ad un tavolino in mezzo a Piazza del Volontariato -. Serve un centro d’accoglienza, servono tecnici che ci dicano cosa farne di quelle case, come intervenire.
Ad offrire un sorriso ed un tè caldo intanto provvedevano alcuni scout vobarnesi che si stavano organizzando in Piazza del Volontariato anche a bollire un po’ d’acqua, con l’obiettivo generoso di infilarci qualche chilo di spaghetti.
E gli alpini del sodalizio locale, rotti gli indugi, stavano tirando su il tendone delle feste.>>
Solo poche ore dopo, a Pompegnino, anche in seguito ad una decisa presa di posizione da parte del parroco don Mario Benedini, è arrivato di tutto e da parte di tutti.
Uno sforzo che è stato riconosciuto prima di tutto dagli stessi abitanti di Pompegnino che hanno così potuto riprendere a vivere... e a ricostruire. Lo stanno facendo, con estrema dignità, ancora oggi.