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mercoledì, 4 novembre 2015 Aggiornato alle 08:46Lutto

In ricordo di don Basilio Zanotti

di Miche
Capovalle, 3 novembre 2015. Siamo raggiunti dal tetro suono delle campane “da morto”... Chi sarà? Tam tam popolare: E’ mancato don Basilio, aveva 87 anni

“Così percossa, attonita, la terra al nunzio sta” ebbe a proferire il buon Manzoni.
Questo è quanto si  percepisce quando si incrociano per strada i nostri capovallesi: increduli che il “nostro” Don Basilio se ne sia andato così, senza preavvisi, senza precedenti notizie di aggravamenti, della pur difficile e nefanda malattia di cui egli soffriva da tempo. 

Ed allora viene istintivo correre alla ricerca di ricordi, di aneddoti, di “vita vissuta” del nostro Don Basilio.
Chi non lo ricorda, così magro, secco, anche bruttino….il giorno 26 maggio 1968, il giorno del suo ingresso in Capovalle?

Lo accompagnarono parecchie persone di Nuvolento (da dove proveniva come “curato”) e  mi restò impressa una frase da loro spesso proferita: “Vulighe bé perché l’è ‘n brao  pretasì” E così si dimostrò in realtà!

Chi di noi non lo ricorda, nel periodo d’istituzione dello sci-club, correre sempre con la sua lunga tonaca arricciata sui fianchi con gli sci da fondo sulla neve dei prati di Lo’ o nello Zù!
Quanti – allora ragazzini – posseggono ancora foto ricordo con quel pretino!

Chi non lo ricorda: solerte ed entusiasta trascinatore durante la costruzione della Chiesetta Alpina (sempre avvolto nella sua veste talare)  e la bella cerimonia terminata poi in serata con la sua inseparabile fisarmonica e poi anche qualche brindisi di troppo!

Chi non lo ricorda nella visita agli ammalati ed a agli anziani indigenti oppure nelle stanze della Scuola Materna  o presso il Campo Sportivo  dove, con le sue inseparabili ed amabili suore, impartiva le prime nozioni della “sua” fede cristiana.

Chi non lo ricorda nelle sue vesti di “cacciatore” (sempre inesorabilmente con la sua tonaca nera)  con il suo inseparabile “16 doppietta” che qualche volta "trasgrediva" anche la legge...

Chi non lo ricorda in tantissime altre circostanze in cui – con il suo carattere solare  e gioviale – tratteneva le compagnie in diverse manifestazioni paesane.

Poi, inesorabile, la malattia e la doverosa  e sofferta rinuncia alla Parrocchia. L'avvento di altri parroci non sempre predisposti positivamente nei suoi confronti. Il sofferto ritiro “a vita privata”.
Quante prove gli sono state chieste dalla vita!

Ma la forza ed il desiderio di continuare la propria esistenza proveniva dal suo “Rio Secco”.
Sua Patria, sua vita, sua soavità.
Senza tema di errore, posso testimoniare che alla nostra Madonna egli ha dedicato tutto se stesso, fisicamente e moralmente.

Son certo perciò che Lei stessa sarà lì oggi, in cima alle scale del Paradiso, a prenderlo per mano e mi sembra di vederli mentre gli dirà: “Vieni Don, vieni a farmi eternamente compagnia”.

Arrivederci, Don. 
Stia sicuro che i suoi capovallesi non la dimenticheranno, né ora né mai.

Miche


 

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