Piccoli giornalisti crescono
Tutti conoscono l’“Eco del Perlasca”, la redazione composta dai giovani e volenterosi studenti della Valle; ma come è nata? E quali sono i vantaggi di addentrarsi nel mondo della scrittura?
“Spensierata ma formativa”: si potrebbe definire così la frequentazione del progetto “Eco del Perlasca”, un proficuo laboratorio di scrittura giornalistica a cui tutti possono indiscriminatamente accedere; le qualifiche? Tanta voglia di scrivere.
Un desiderio che si traduce in prodotto, in articolo, con la piena autorizzazione (nei limiti della decenza) a trattare qualsiasi argomento; libertà rara se messa a confronto con la produzione scritta dell’ambiente scolastico, che decide in partenza i temi da esplicare: un perfetto inizio, e incoraggiamento, per lo sviluppo della capacità critica e narrativa di un giovane, a cui vengono dati i “mezzi” per produrre ciò che più preferisce.
Mezzi elargiti tramite correzioni “semi-democratiche in tempo reale”, con cardine il confronto e la trasparenza, a tu per tu con insegnanti e compagni.
Una formula vincente, che negli anni è riuscita a dare i suoi frutti: “L’Eco ebbe inizio una decina di anni fa – spiega Ali Antonella, ex vicepreside del Perlasca di Idro – era già in corso un giornalino cartaceo ma non aveva molto seguito. Un giorno con Ubaldo pensammo quindi a un giornale di un altro tipo, al passo con i tempi, e decidemmo di farne uno online che usasse come mezzo di divulgazione Vallesabbianews.it.
Le adesioni aumentarono con gli anni e si rivelò una sperimentazione interessantissima: i ragazzi hanno scoperto che questa è una modalità di espressione a loro consona, ho notato un grande miglioramento nel sociale; ragazzini che non avevano mai messo se stessi al servizio degli altri sono riusciti a uscire dal proprio guscio e ad aprirsi – e afferma – Il giornalino è l’espressione dei ragazzi, di quei ragazzi di cui non si parla mai, che non perdono tempo nelle futilità ma che amano andare nel profondo”.
Permettere ai giovani di esprimersi è stata quindi una delle priorità dell’Eco fin dalle sue origini e ciò è stato possibile solo grazie alla partecipazione e alla guida degli insegnanti coinvolti.
Parlando della decisione di aderire al progetto, il prof. Luciano Pace dice: “Sono entrato a far parte della Redazione perché amo scrivere, anche in forma giornalistica, soprattutto nel settore "opinionistica"; mi piace insegnare a scrivere e supportare gli studenti nel coltivare la passione per la scrittura”.
Anche la prof.ssa Alessandra Alabiso sottolinea il grande amore per la scrittura: “La scrittura giornalistica è sempre stata una mia passione, ho sempre amato i reportage e le grandi inchieste; credo che possa trasportare molto anche gli studenti ed essere un tipo di scrittura estremamente divertente (rispetto anche alla scrittura di un semplice tema in classe). Porta a trattare questioni di cronaca ma non solo, di attualità, che magari possono smuovere maggiormente”.
Ma, nel pratico, quali sono i vantaggi dell’Eco? C’è solo tecnica o anche altro?
Pace risponde: “Ciò che la nostra redazione offre è anzitutto un'occasione di confronto e di arricchimento reciproco, la possibilità di migliorare la capacità di espressione e di scrittura (non solo giornalistica). È anche una buona occasione per vivere la scuola in maniera più informale e fraterna di quanto non accada durante le lezioni”.
La prof.ssa Alabiso, che da tempo si occupa del rastrellamento assiduo di giovani reclute, continua: “La correzione collettiva degli articoli da molta consapevolezza in termini di scrittura e correzione del proprio errore. Il progetto da anche a molti ragazzi la possibilità di socializzare, di far si che l’apprendimento non sia soltanto verticistico, cioè dall’alto, ma anche tra pari e questa è un’ottima occasione; si solleticano gli interessi che appartengono ai ragazzi”.
E i ragazzi che ne dicono? Sono dello stesso parere? Di seguito vengono riportate le testimonianze di tre giovani partecipanti dell’Eco.
“Ho deciso di entrare nell'Eco perché volevo lasciare qualcosa alla scuola – afferma Djibril – All'inizio ero un po' titubante sul partecipare o no, ma poi ho pensato che potesse essere un bel modo per abbattere la timidità, prima parlavo poco, ora non smetto di parlare…
Di progetti futuri ne ho: farò un'università e nel frattempo coltiverò la mia passione per la scrittura; spero, in un futuro prossimo, di diventare uno scrittore e sto lavorando per ciò.
L'eco mi ha aiutato un po' anche in questo”.
Giulia dice invece: “Quando ero in 4° stavo affrontando alcuni problemi in famiglia e la prof mi invitò ad entrare nel giornalino per distrarmi e pensare ad altro; sono contenta di essere entrata a far parte di questa redazione.
I miei obiettivi futuri non riguardano il campo giornalistico, sono più incentrati sulle scienze della formazione, fare la maestra, un po’ lontani da fare la giornalista; ma chissà, se avrò l’idea di scrivere qualche volta ci penserò su”.
“Ho sempre apprezzato la scrittura – spiega Aicha – Grazie al mio insegnante di religione cattolica ho provato a partecipare ad un incontro della redazione e mi sono sentita a mio agio, così ho iniziato a scrivere i primi articoli…
Non ho ancora ben chiaro cosa fare una volta terminata la scuola, ma non nascondo che intraprendere un percorso relativo al giornalismo non mi dispiacerebbe. Consiglierei l’esperienza a tutti perché non bisogna essere dotati di qualche particolare talento per scrivere, si può imparare tranquillamente dai propri sbagli”.
Concludo (rompendo per un momento la regola dell’impersonalità giornalistica) dicendo che l’Eco non è un’esperienza di scrittura fine a sé stessa: le capacità apprese scrivendo e correggendo articoli possono essere utili in qualsiasi ambito professionale e/o privato; saper comunicare è una qualità che non passa mai di moda.
Essendone stato partecipe in prima persona confermo anche il l’aspetto sociale dell’iniziativa, che contribuisce sicuramente a consolidare (o formare) i rapporti tra gli studenti e con gli insegnanti.
“Un progetto che si rivela ogni anno molto efficace”.