Lo zar
Passando in rassegna i “cannonieri” che tanto bella hanno reso la nostra serie A, non potevamo di certo ignorare Igor Kolyvanov
Classico centravanti, un numero nove che amava spaziare per il fronte d’attacco, non il tipico panzer d’area di rigore. Media realizzativa non straordinaria, era costantemente marcato a vista dai difensori avversari, come si era soliti fare con i peggiori clienti.
Un’ordinata chioma bionda uniti ad un fisico importante e ad una buona intelligenza tattica, lo resero “di casa” in A per tutto il corso dei Novanta.
La caduta del muro gli portò un cambio di casacca, dal rosso sovietico ai colori provvisori della CSI fino al tricolore russo, col quale disputò Europeo e Mondiale.
Tra Foggia e Bologna, matricole rognose e propositrici di gioco, prima apprese da Zeman come si può diventare bravi anche se sprovvisti di nomi importanti, poi sotto le due Torri con Ulivieri, duettò con Baggio ed Andersson, per poi congedarsi dal calcio giocato ad un’età nella quale oggi si firmano ancora contratti pluriennali.
Kolyvanov univa l’eleganza alla potenza, mixando movimenti felini a rudi sportellate col diretto marcatore, o precisi tocchi di alleggerimento verso il compagno di reparto a bordate che non lasciavano scampo ai portieri.
In sintesi, ciò che oggi definiremmo un attaccante moderno; ma di certo qualcuno l’avrà già fatto negli anni Novanta.