Il nonno
Alberto “Jimmy” Fontana e la sua carriera ventennale, hanno attraversato ben due decadi di calcio italiano, svariando dalla provincia alle Coppe europee, passando dagli esordi di fine anni Ottanta fino al ritiro alle soglie del primo decennio dei Duemila.
Tra Cesena, Bari e Bergamo trascorre i suoi anni Novanta, facendo la spola tra la A e la cadetteria restando negli annali delle tre società, per poi ad inizio Duemila vestire il nerazzurro dell’Inter, per fare da secondo a Toldo. Qui esordisce in Champions e gioca qualche match importante quando chiamato in causa.
Lasciata Milano si rimetterà in gioco, ritornando ad indossare la numero uno a difesa dei pali del Chievo, anche se per una sola stagione. Coi clivensi raggiungerà un importante piazzamento, qualificandosi per l’Europa League, ma quando il rinnovo non avrà luogo, tutti pensano a quella che sembrerebbe un’onesta e conquistata pensione.
Succede però che un ambizioso Palermo, in cerca di un dodicesimo di sicuro affidamento, lo porti in Sicilia, e complici le indecisioni del giovane titolare, gli concederà due favolose stagioni da protagonista in mezzo ai pali, sia in campionato che in Europa, mettendosi ancora una volta in evidenza come uno dei migliori portieri in circolazione.
La carta d’identità nel frattempo, dice quaranta alla voce “anni”.
Così nonostante “Jimmy” - chiamato così per l’omonimia col cantante Jimmy Fontana - non sia il più anziano ad aver giocato in A, finisce col guadagnarsi il soprannome di “Nonno”, aprendo la strada a quella che diventerà una nuova consuetudine delle squadre di A: affidarsi a portieri esperti senza ritenerli bolliti, spesso a scapito di profili più giovani.
Lascerà Palermo ed il calcio giocato, quando le sue primavere (quarantadue) supereranno di gran lunga le sue motivazioni, lasciando però un ricordo indelebile in chi l’ha visto volare tra i pali, sempre e da sempre con l’agilità di un ragazzino e la fermezza di un veterano.