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lunedì, 12 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:54Blog - Eppur si muove

Immagini e verità nell’era dell'intelligenza artificiale

di Leretico
Dell’intelligenza artificiale possiamo dire tante cose ma una in particolare dovrebbe colpirci, farci fermare per un’analisi più attenta.
VIDEO

Il mondo, per come l’abbiamo conosciuto e per come lo conosciamo, in breve tempo non sarà più lo stesso.
Il mondo, si dirà, è sempre cambiato, ma la maggior parte delle volte non in breve tempo. La differenza più inquietante non sta dunque nel fatto che il mondo cambi, ma nella velocità di tale cambiamento: le difficoltà dell’essere umano rispetto alla tecnologia è tutta in questa differenza.

Qualcuno ha scritto, e non possiamo che concordare, che la tecnologia migliora la vita ma contemporaneamente genera “analfabetizzazione” ossia rende analfabeti tutti quei gruppi di persone che non riescono a recepire velocemente il cambiamento, non riescono a trasformare in opportunità la “nuova tecnica” a disposizione.
E questo la maggior parte delle volte per difetto di formazione.

Così, il vero tasso di analfabetismo è molto più elevato di quello che si pensa, e soprattutto è molto più elevato di quello che era in passato.
Di fronte a questa considerazione la politica risponde il più delle volte mettendo l’accento sulle opportunità piuttosto che sui problemi, sui nuovi mestieri che sostituiranno quelli vecchi resi obsoleti dall’avanzare della tecnologia piuttosto che sull’emergenza sociale che potrebbe derivarne. Ovviamente questa risposta è vera solo a metà, ossia non risponde alla domanda ulteriore che sorge spontanea: ma tutti i nuovi “analfabeti” perduti per strada per effetto del cambiamento tecnologico, li lasciamo indietro?

Ma non è su questo punto che si gioca la vera problematica, anche perché si è visto che nel tempo i sistemi sociali oppongono sempre una certa resistenza al cambiamento che rallenta in qualche modo il processo di “analfabetizzazione”.
Quello che invece è totalmente nuovo e sfidante è legato all’attribuzione di verità che la società, le persone, gli individui assegnano quasi automaticamente alle fotografie e ai video.

Nella nostra cultura, almeno da quando nel 1839 comparve il dagherrotipo, le fotografie hanno incominciato a dichiarare, con la loro stessa esistenza, la corrispondenza con la realtà e quindi ad affermare la verità.
Qualche decennio dopo, ed esattamente nel 1895 con i fratelli Lumière, la tecnica fotografica riuscì a dare l’illusione del movimento attraverso la proiezione di almeno 24 fotografie ogni secondo, inventando di fatto il cinema, e i video che oggi conosciamo.
Anche questo strumento ha ereditato l’attribuzione automatica di verità di cui godeva di per sé la fotografia.

Nel tempo, per tutto il Novecento e per almeno 23 anni degli anni Duemila, ci si è abituati ad assegnare senza tanti problemi il valore di verità sia alle fotografie che ai video e tale automatismo ci ha praticamente resi vittime più o meno consapevoli dei grandi manipolatori, di solito al servizio del potere di turno.
Per influenzare l’opinione pubblica il potere ha sempre adottato il metodo della ricostruzione artificiale della verità, in cui predisponeva una situazione favorevole di uno stato del mondo, giocando con immagini prese dal mondo stesso.

Poi sono arrivati i computer ed è arrivato Photoshop cosa di cui hanno approfittato tutti a cominciare dai più famosi personaggi del cinema e della televisione che lo hanno utilizzato per aggiustare le loro rughe e qualche chilo di troppo che emergeva evidente dalle loro fotografie.
Adesso, tuttavia, siamo arrivati ad un livello che va molto oltre quello raggiunto con Photoshop.

Oggi è possibile, senza tanta fatica, costruire fotografie e video realistici di cui è praticamente impossibile riconoscere l’origine artificiale o reale.
Per il livello a cui siamo giunti già attualmente, è diventato impossibile capire se un video o una fotografia siano veri o falsi, mentre l’idea che la fotografia e il video siano veri di per sé stessi continua e continuerà a persistere per parecchio tempo nella nostra società.

I proprietari delle piattaforme in grado di utilizzare l’intelligenza artificiale per la modifica delle immagini e dei video stanno già cercando un rimedio alle critiche che stanno registrando sul tema e che mette in pericolo la loro posizione dominante.

Per evitare accuse, propongono la certificazione dell’origine delle immagini, ossia propongono di rendere manifesta la generazione dell’immagine da parte dell’intelligenza artificiale, ma non si accorgono che stanno evidenziando il punto debole della questione senza proporre una soluzione efficace, perché comunque chi mettesse il bollino con su scritto “questa immagine è stata generata con l’intelligenza artificiale” avrà il potere di metterlo a suo piacimento.
È chiaro che il Potere, utilizzando quel bollino a proprio insindacabile volere, sarà in grado di dire le proprie menzogne in modo ancora più efficace rispetto al passato, facendole passare per verità senza che nessuno possa avere la concreta possibilità di capire se l’assenza del bollino certifichi la verità di quanto mostrato.

D’ora in poi dunque ciascuno di questi mezzi, immagini e video, con cui l’uomo è abituato a comunicare e con cui la società è abituata a scambiarsi e a condividere gli elementi fondamentali della vita in comune, dovrà essere rivisto completamente dal punto di vista della sua natura comunicativa, in quanto non potrà più essere considerato come “portatore di verità” e non potrà più far parte, quindi, di quegli argomenti con cui si è usi dedurre la verità: le premesse dei sillogismi basate sulla immagini non potranno più pretendere di portare a conclusioni vere.

Se per esempio pensiamo a tutti quei processi giuridici davanti ai tribunali dello Stato in cui per provare la presenza del colpevole sul luogo del reato si usava portare come prova una fotografia oppure un video, o al limite la registrazione verbale della voce del presunto colpevole, adesso dovremmo dichiararli decaduti dall’essere mezzi di prova, incapaci appunto di escludere la loro “artificialità”, ossia di escludere la loro preparazione “a tavolino” utilizzando un computer collegato alla rete.

Il problema vi sarete resi conto è eccezionalmente serio
in quanto se questi mezzi non sono più adatti a “portare” la verità, allora per rilevarla sarà necessario avere mezzi diversi e forse non ancora inventati.
Nel frattempo, il Potere diventerà più potente che mai e la democrazia ancora più debole di quanto già non lo sia. La verità avrà meno possibilità di emergere e, insieme con lei, la giustizia.

Leretico

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