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giovedì, 23 giugno 2022 Aggiornato alle 06:29Eco del Perlasca

Raffmetal: azienda con il cuore

di M.Cattane, M.Dusi, M.Pelizzari, Giselle Passannante
“I numeri sono importanti, ma sono i valori che contano” Silvestro Niboli. La redazione idrense dell'Eco è entrata in Raffmetal, dove ha incontrato una delle figlie di Silvestro, Roberta

Un’azienda non nasce solo dall’ambizione, nasce anche, e soprattutto, dal voler lasciare qualcosa nella propria terra.
Alcuni giorni fa abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Roberta, una dei sette figli di Silvestro Niboli, fondatore del gruppo Silmar, recandoci alla Raffmetal di Casto. Roberta ha risposto alle nostre domande con un po’ di emozione, ricordando il suo papà, scomparso nel 2017.
Vediamo cosa ci ha raccontato.

Ci potrebbe raccontare qualcosa sulla storia dell’azienda? Come è nata?

Raffmetal è nata nel 1979 grazie a mio padre, Silvestro. Lui faceva il contadino, poi, nel secondo dopo guerra, ha fatto l’operaio a Lumezzane che, all’epoca, era considerato il polo industriale.

Ha fatto molte esperienze e ha deciso di fondare Fondital.
Il suo obiettivo era quello di fare un prodotto suo, che fosse di qualità e, una volta avviata Fondital, avendo una grande passione per la metallurgia, ha capito che, se voleva dare un prodotto di qualità, doveva poter essere sicuro di avere una materia prima di qualità.

Da lì ha deciso di fondare Raffmetal: per poter fare un’integrazione verticale.
Quindi Raffmetal è nata con l’idea di servire Fondital e, magari, alcuni clienti, in ragione della capacità produttiva.

In realtà, poi, grazie a tutte le persone che lo hanno supportato, agli investimenti e alla collaborazione di persone che sono con noi da più di 40 anni, in pochi anni Raffmetal è cresciuta e, oggi, è il primo raffinatore di alluminio da riciclo in Europa e questo per noi è molto importante, specialmente adesso che tutti parlano di riciclo.

Noi riusciamo a farlo con le migliori tecnologie, garantendo anche un ciclo produttivo a zero rifiuti.
È da questa visione, da questa idea e da questa passione che è nata Raffmetal.

Quando papà ha pensato al radiatore in alluminio, il mercato del radiatore era dominato da quello in ghisa tedesco e quello di alluminio era una novità, anzi, se torniamo all’epoca, l’alluminio era considerato uno dei metalli non ferrosi più poveri.
Negli anni ’60 erano considerati molto più nobili e importanti i metalli pesanti, che hanno un peso specifico altissimo, e si pensava che l’alluminio, essendo leggero e flessibile, non avesse tutto questo valore, invece oggi è ritenuto uno dei metalli più eclettici per il futuro, proprio perché è leggero, flessibile e può essere riciclato infinitamente, risparmiando il 95% dell’energia.
Tutte le caratteristiche che lo sminuivano negli anni ’60 e ’70 oggi sono diventate un punto di forza, per il futuro, specie con l’avvento dell’auto elettrica.

Perché un'azienda come Raffmetal ha interesse a sponsorizzare un'attività umanistica come l'Eco del Perlasca?

Noi di Raffmetal abbiamo sempre avuto interesse nel sostenere varie attività, scuole, associazioni, ma, fino al 2012, lo facevamo in modo sporadico.
Nel 2008, la crisi finanziaria ha colpito tutte le industrie, la valle ha conosciuto la disoccupazione e molte aziende sono state costrette a chiudere.

Dopo il bilancio di sostenibilità del 2012
, abbiamo capito che dovevamo cominciare a procedere più sistematicamente, perciò abbiamo iniziato a finanziare ancora più associazioni, eventi sportivi, ma soprattutto scuole.

Con l’avvento dei social e la crescita della loro popolarità in modo esponenziale, ci siamo resi conto che era importante fare qualcosa per insegnare ai giovani a scrivere, perché le parole hanno un peso, un valore e quando si scrive qualcosa su una piattaforma pubblica, bisogna essere consapevoli di ciò che si scrive e prendersene la responsabilità.
Così è nata la collaborazione con l’Eco, soprattutto perché crediamo che voi giovani siate il futuro ed è importante che voi giovani siate formati al senso di responsabilità nella comunicazione e nell’informazione.

Come ci si sente ad essere una donna in una posizione di potere in un ambiente prettamente maschile?

L’ambiente di Raffmetal è per lo più maschile e anche i clienti sono prevalentemente uomini, ma non ho mai avuto difficoltà a rapportarmi con loro, anzi, a volte è anche più facile.
Gestire un’azienda fa sì che si abbia responsabilità nei confronti di chi ci lavora e la nostra fortuna è avere collaboratori con forte senso di responsabilità.
Un’azienda, oltre a dare lavoro, fa conoscere il territorio circostante ed è per questo che ci spinge a migliorare sempre, cogliere nuove opportunità e raggiungere nuovi obiettivi, avendo il coraggio di buttare il cuore oltre l'ostacolo.

Se lei non fosse stata figlia del fondatore di Raffmetal e non fosse stata legata in alcun modo all'azienda, avrebbe scelto la stessa carriera?

Questa è una bella domanda, che mi pongo anch’io alcune volte.
Nostro padre non ci ha mai spinti o obbligati a lavorare nell'azienda o ad occuparcene, ma, essendo cresciuta in quest’ambiente e sentendone parlare tutti i giorni, a pranzo, cena, colazione… ci siamo incuriositi e poi abbiamo deciso di intraprende questa strada.
Quando l’abbiamo detto a nostro padre, lui ci ha fatto iniziare dai piani più bassi, per imparare ciò di cui ci saremmo occupati in futuro e per capire se fosse realmente la nostra strada ed ha fatto bene.

Spesso le aziende si spostano verso le zone più urbanizzate, perché voi siete rimasti qui e avete addirittura puntato sulla Valle?

Noi siamo nati e cresciuti qui. Quando mio padre lavorava a Lumezzane era ancora tutto da ricostruire dopo la guerra e qui non arrivava nemmeno la strada. Il sogno era fare qualcosa per il posto in cui abitava, creare un’attività per farlo crescere ed evolversi.

È partito tutto da qui e da qui si è sempre pensato di crescere.
Mio padre ha sempre guardato ciò che si faceva fuori, viaggiava molto e da ogni luogo tornava con una nuova idea, per esempio è stato in Russia quando era difficile entrare anche con il visto ed era considerato pericoloso. Lui ha sempre detto che era importante guardare fuori ma tenendo sempre salde le radici, perché ci ricordano da dove veniamo.

Questo non è affatto un limite, molte delle nostre aziende infatti sono all’estero, ma il desiderio della nostra famiglia è sempre stato mantenere le radici ben salde qui, dove tutto è cominciato.

“Le mie radici sono in questa Valle. I miei valori sono uguali ai vostri, ed è grazie a questi che ho potuto raggiungere traguardi che per me erano impensabili.”
Silvestro Niboli

Martina Cattane, Maddalena Dusi, Manuela Pelizzari e Giselle Passannante Grimaldi 2ª A Liceo scientifico


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