Mercoledì, 22 gennaio 2025


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martedì, 21 gennaio 2025 Aggiornato alle 15:00Blog - Maestro John

Ciao, Santino barbér

di John Comini

Ci ha lasciati Santo Galante, per tutti Santino, storico “barbér” di Gavardo

 

 

 

Era una persona cordiale e simpaticissima. Quando tempo fa lo incontravo, spesso vicino all’edicola di Piazza Aldo Moro, aveva sempre una battuta ed un aneddoto. Mi raccontava che molti anni fa abitava davanti alla Stazione, insieme ad altre famiglie.

 

Quand’ero ragazzo (un secolo fa) avevo una folta chioma e mi recavo spesso da lui, che aveva il negozio di fronte al Cine-Teatro Salone. È sempre stato un appassionato di pesca, e mentre mi tagliava i folti capelli da rock-star discuteva con gli amici di mitiche gare di pesca e di anguille lunghe così…

 

Andare dal barbiere per me è sempre stata un’esperienza rilassante, mi sentivo coccolato e viziato. Mi affascinava tutto della bottega: il cartello “Torno subito” alla porta a vetri girato al contrario, il grande specchio, le poltrone girevoli, il seggiolone per i bambini, le riviste sparse sui tavolini, il rasoio che veniva pulito usando una vecchia schedina vuota del totocalcio, la pompetta per spruzzare il profumo, il camice del barbiere con ampio taschino per contenere il pettine e le forbici, l’insaponatura con il pennello tuffato nell’acqua, le mantelle che avvolgevano i colli dei clienti, i profumi del dopobarba fluttuanti nell’aria. E poi il suono delle forbici affusolate e taglienti, simile ad un cinguettio. E le parole tra Santino ed i clienti, le discussioni con chi voleva iscriversi a qualche gara di pesca, le battute con la gente che passava per strada. Per me era un piccolo, meraviglioso teatro.

 

Erano i tempi della canzone dei Nomadi: “Come potete giudicar, come potete condannar, chi vi credete che noi siam per i capelli che portiam?” Molti giovani erano ‘capelloni’: ascoltavamo le canzoni di protesta e volevamo cambiare il mondo. Ma quando partii per il servizio militare, dovetti andare da Santino a farmi tagliare a zero la zazzera. Gli amici vedendomi “pelato” mi dicevano “Ghè pasàt i indiani?” Ma quando arrivai al Centro Addestramento Reclute di Cuneo, dovetti subire un ulteriore taglio dal barbiere della caserma. Però con la mia divisa drop, con cravatta, giacca e cappello alpino, non ero male. Avevo il classico fascino della divisa ed avrei potuto far strage di donne, peccato fossimo tutti uomini…

 

Vorrei ricordare altri barbieri “storici” che ho conosciuto. Eugenio Bresciani, che quand’ero bambino veniva in casa a tagliarmi i capelli. Giovanni Selleri detto Gianni, anch’egli barbiere a domicilio. Quando abitavo nel  “grattacielo” mi recavo spesso dal signor Vittorio Torri (detto Tuino), papà di Luigi. Aveva la bottega vicino all’Albergo Braga, in via Quarena: prima era in via Chiesa, ora piazza De Medici, ma aveva avuto la casa ed il negozio distrutti dal bombardamento. La bottega di Pietro Lombardi sotto i portici di Piazza Zanardelli, seguito poi dal figlio Angelo, cognato della simpatica Maria Baruzzi, mamma della mia amica Paola.

 

Ora Santino ha raggiunto l’amata moglie Rosa Guatta in Paradiso. Sorrido pensando che come “barbér” sarà impegnato a dare una spuntatina alle fluenti chiome degli angeli. E chissà quanto lavoro avrà coi Santi e le loro lunghe barbe…Ciao, Santino!

 

maestro John

 

Nelle foto: Santino Galante e altri barbieri storici di Gavardo: Enrico Torri in negozio, Eugenio Bresciani che rade il nonno Cecchino Franceschetti e Franco Massolini zio della mia amica Daniela


 

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