Venerdì, 25 aprile 2025


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sabato, 12 aprile 2025 Aggiornato alle 08:00Blog - Spaccadischi

El Galactico

di Davide Vedovelli

Tornano in cattedra i Baustelle con un disco tra Milano e la California

 

 

Grandi erano le attese per il nuovo disco dei Baustelle, band capitanata da quella gran penna che è Roberto Bianconi, caratterizzato una voce profonda e suadente a tal punto che potrebbe rendere interessante anche l'elenco telefonico.

 

Il disco, che prende il titolo da un locale di Tacos di Milano, sa di California, di atmosfere anni '60 e '70 ed è intriso di tematiche strutturali e consuete nella poetica dei Baustelle: l'adolescenza, la violenza, la solitudine ed il disagio, lo spaesamento e la distruzione.

 

Racconta storie straordinarie mettendone in risalto gli aspetti ordinari, pone l'accento sulle fragilità dei personaggi e mette a fuoco la dicotomia tra ciò che la gente pensa e ciò che invece sentiamo nel profondo. In questo continuo contrasto, nella difficoltà a tener insieme questi due aspetti si muovono le canzoni di questo disco. Si parla anche di violenza, di ecologia sessualità. 

 

Nel brano “filosofia di Moana” racconta gli ultimi giorni della Pornostar ma non in quanto personaggio pubblico ma in quanto persona fragile e sola nel letto di un ospedale, di una ragazza a cui non era concesso deludere le aspettative del suo pubblico e chiude con “Come faccio a dirti che la vita non mi piace e non mi innamoro mai. Porno è la bellezza se la Storia va veloce, porno, come tu la vuoi. Ho trovato un solo modo di essere felice, so che tu mi capirai”.

 

Il disco è un salto nel vuoto, quel vuoto esistenziale e generazionale che stiamo vivendo in una società spietata che invece di colmarlo ha scelto di specularci su questo vuoto. Una violenza che è diventata abitudine contro cui non abbiamo più gli anticorpi.

 

Un passaggio da pelle d'oca lo troviamo nel brano “Giulia come stai”: Mescolavo Dante e Coca-Cola in una stanza di Bonola L'egotrip era totale Mi sentivo eccezionale Delirante, seminale
Come un disco di The Band. Dentro questa zattera, nel caos Sei salita a bordo e allora: "Ciao" 

ascoltatela me se avete un cuore non potrete non commuovervi.

 

I suoni volano veloci spinti da un vento elettro-pop che soffia da Laurel Canyon a Los Angeles accarezzando l'anima inquieta e poetica di Bianconi.

 

Un disco in cui possiamo ritrovare parti di noi, della nostra adolescenza, delle nostre paure da cantare a squarciagola al prossimo concerto (forse unico punto debole della band con live non sempre convincenti anche a causa della complessità sonora e delle strumentazioni presenti sul palco).

 

Nelle canzoni del disco troviamo rimandi ad atmosfere dei dischi precedenti come il brano La nebbia che ci ricorda immediatamente il disco “Fantasma”.

Voto finale 8,5 con brani che sfiorano il 9.

Bravi Baustelle.

 

 


 

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