Infatti risultano impescabili con le mie tecniche preferite spinning (poca acqua, piccoli anfratti nei quali il cucchiaino non riesce ad entrare in azione) o mosca (vegetazione riparia abbondante che protegge il corso d'acqua rendendo impraticabili i lanci dell'artificiale).

Ecco però che con la classica tecnica del tocco (vedi articolo tocco di classe) riesco a calare la mia lenza in questi creek riuscendo ad insidiare queste meravigliose rustiche trote fario che vivono nascoste e intoccabili in piccole tane tra le grandi rocce che spezzano la corrente ingrossata dalle recenti piogge.

Una semplice montatura costituita da alcuni piombi a oliva (più sottili e quindi meno rischio di incaglio), amo nr.4 innescato con un lombrico e un segnafilo è tutto ciò che serve per affrontare questo rio.

Pertanto, risalgo l'intrepido torrente tra prati caratterizzati dalla tipica esplosione di colori primaverile, attorniati a loro volta da maestosi alberi fioriti. Che spettacolo!

Le prime trote non tardano ad arrivare, seppur di piccole dimensioni ma dai colori sgargianti; riuscire a calare l'esca è veramente complicato, ma, se tutto fatto correttamente il risultato è sorprendente. Come accade nella piccola buca successiva, dove, non appena il verme entra in acqua, sento subito un forte strattone: capisco immediatamente che si tratta di una Big e pertanto mantengo la calma e dopo poco ferro con decisione. Che mostro!

Resto basito come una simile splendida creatura possa sopravvivere in una piccola buca come questa. E lo stupore prosegue nelle successive, a questo punto non più intoccabili fario.
 

Anche l'amico Cristian sradica un paio di notevoli soggetti che potrebbero fare concorrenza a piccoli tonni.

Al prossimo bel film...